Era ora: Meta ha annunciato nuove norme restrittive sui social – luoghi virtuali pericolosissimi per i più giovani, dove troppo spesso circolano contenuti violenti o inadatti ai minorenni – per gli under-16, cioè per la categoria più a rischio nel mondo virtuale.
In sintesi:
La piattaforma Meta introduce per la prima volta il sistema di “account per teenager” con protezioni automatiche che limitano chi può contattarli e i contenuti che possono vedere. I profili dei minori verranno configurati automaticamente come “account per teenager”. In particolare, i minori di 16 anni dovranno avere l’autorizzazione di un genitore per modificare le loro impostazioni, qualora volessero renderle meno restrittive.
Insomma, la musica comincia a cambiare su questo punto:
I loro profili saranno automaticamente privati, in modo che foto e video potranno essere visti solo da chi è stato accettato come follower e non da sconosciuti. Così come tag e messaggi privati scambiabili con i propri contatti e non con estranei. La stretta riguarda anche i contenuti sensibili con filtri per determinate parole e il tempo di utilizzo di Instagram. Ogni ora i ragazzi riceveranno una notifica che li inviterà a disconnettersi. mentre tra 22:00 e le 7:00 l’applicazione si sospenderà automaticamente
I maliziosi possono pensare che nella decisione di introdurre questi limiti abbia inciso l’accusa dell’Unione Europea, che nei mesi scorsi ha cominciato a muoversi, sostenendo che i social di Meta “possono stimolare dipendenze comportamentali nei bambini” ed effetti di “isolamento e depressione rischiosi per la loro salute mentale“. A pensare male si fa peccato, si sa, ma tante volte ci si azzecca.
Del fatto che i social network possano avere effetti deleteri sui minori, inutile dirlo, si accorgerebbe anche un cieco: il paradigma attuale – dalla culla alla bara, sempre con lo smartphone in mano – sta evidentemente producendo danni sociali, psicologici, immensi.
Ecco perché la scelta di Meta va – pur in ritardo – nella giusta direzione: finalmente, insomma, qualcosa si muove. In attesa che la novità sia introdotta anche in Italia, va però detto da subito quello che tutti pensano: e cioè che qualsiasi limite e blocco sarà del tutto inutile se esisterà la possibilità per i minori di aggirarlo, magari sostituendosi ai genitori nella funzione di supervisione dell’account. A oggi infatti sui social network è possibile eludere con estrema facilità i divieti legati ai limiti di età degli iscritti, e per questo serve introdurre sistemi in grado di impedire in modo immediato l’accesso a chi non dispone dei requisiti richiesti. Serve poi un deciso giro di vite contro i genitori che pubblicano sui social foto dei propri bambini, violando gravemente la privacy dei minori e mettendo a rischio la sicurezza degli stessi.
Serve, insomma, altro: i limiti e i divieti, da soli, servono a poco. Le piattaforme globali saranno davvero intenzionate a far rispettare regole e norme su cui finora hanno chiuso un occhio (o anche tutti e due)? La vera domanda è questa, e la risposta arriverà dai fatti: tutto il resto, onestamente, è aria fritta.