Stavolta Gramellini ha fatto flop…

Gramellini

Sono un sincero ammiratore di Gramellini e dei suoi corsivi sulla prima pagina del Corriere della Sera ma l’altro giorno, il 21 marzo, veramente credo che abbia preso un abbaglio.

Dunque, vediamo cosa ha detto Gramellini sul caso della maestra d’asilo del Trevigiano attiva su Onlyfans. Lui sostiene che quella della maestra che arrotondava con i video hard è una vicenda in grado di sollevare una serie di interrogativi che dovremmo porci tutti. E in particolare, secondo lui, dovremmo chiederci se siamo bigotti, visto che in maggioranza abbiamo giudicato negativamente la sua attività “a luci rosse”. Cito testualmente:

La maestra sarebbe autorizzata a chiederci: «Se tutti possono essere e fare quello che vogliono, perché solo a me vorreste impedire di arrotondare il magro stipendio con un’attività che svolgo al di fuori dell’orario di lavoro e che non dà fastidio né toglie o aggiunge niente a nessuno? Se mi facessi pagare per dei video in cui ballo o insegno pilates sui social, nessuno si sognerebbe di sanzionarmi, a condizione che non coinvolgessi gli alunni, giusto? Quindi è soltanto il fatto di guadagnare dei soldi col sesso che mi rende inadatta a insegnare? Non è che vi date tante arie da progressisti, ma nell’intimo siete rimasti dei bigotti?»

Ecco, mi sembra che il concetto di bigottismo sia stato travisato da Gramellini e che non abbia nulla a che vedere con una vicenda come quella di cui stiamo discutendo.

Infatti il problema è essenzialmente uno solo. Cioè: può una maestra che deve insegnare alle sue allieve, soprattutto femmine, a vivere in modo sereno e rispettoso di sé stesse e della società, inneggiare – o comunque far considerare come un fatto positivo – l’attività di prostituzione o di vendita del proprio corpo? Io credo sinceramente di no.

Ritengo infatti che la vendita del corpo – seppure rappresenti una scelta libera, operabile da parte di chiunque – non può essere “insegnata” come un fatto positivo alle giovani allieve della scuola media o superiore o di qualsiasi altro livello. Questo perché la fragilità dell’adolescente è notoriamente un problema serio; e se noi facciamo pensare all’adolescente che è normale (o quasi) vendere il proprio corpo (sia fisicamente, con la prostituzione vera e propria, sia attraverso la pubblicazione del propri corpo nudo o in atteggiamenti sessualmente espliciti sui famosi social, rovina degli adolescenti stessi), se noi insomma facciamo credere a queste giovani persone che tutto questo commercio sessuale rappresenti un fatto lecito, normale, tranquillo, da affrontare con serenità e senza problemi, ecco, per me qui commettiamo un vero errore.

Caro Gramellini, pensaci un attimo: forse sarebbe il caso di dire alle adolescenti che il corpo lo dobbiamo tenere ben caro, protetto, e non venderlo – cioè non metterlo in vendita, non recapitarlo a chiunque in cambio di denaro. Forse sarebbe il caso di dire ai giovani in ascolto che bisogna concederlo solo per la propria felicità, cioè per la serenità e felicità del proprio corpo. Perché questa è l’unica strada per una crescita serena e gioiosa, che consenta uno sviluppo equilibrato del giovane (o del bambino o dell’adolescente) lontano dall’usanza vergognosa di condividere immagini esplicite relative al proprio corpo, per guadagnare qualche spiccio.

Ecco: in sintesi si tratta di educazione, non di bigottismo. Il bigottismo è tutta un’altra cosa: e aspettiamo che Gramellini scopra la differenza.

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