La stampa italiana vive su Marte?


A volte mi sorge il dubbio che i giornali italiani siano stampati da qualche parte su Marte: magari, sul pianeta rosso, da qualche parte si cela una tipografia capace di sfornare centinaia di copie e di spedirle nottetempo sulla Terra, così da farcele trovare pronte al mattino senza che nessuno si accorga del viaggio interstellare compiuto. Questa è l’unica spiegazione che riesco a darmi per spiegare il distacco – davvero cosmico – dalle vicende della vita di tutti i giorni, dalla routine ordinaria dei cittadini italiani che da quei giornali sembra sparita, e in quelle pagine non trova davvero alcun rispecchiamento.

È il caso dell’articolo che “la Repubblica” ha voluto dedicare a una influencer, non certo bisognosa come la media degli italiani: appartenente a una categoria che può ancora pagarsi sia una vacanza sia una clinica privata per l’interruzione di gravidanza sia un suicidio assistito in Svizzera, che non ha certo problemi di budget e può far fronte a ogni problema. A lei è andata un’intera paginata in lode, per elogiarne la discesa in campo sul piano elettorale ma più in generale incensarne a piene mani la figura. Nulla cui non siamo ormai abituati, ma se tutto questo accade anche mentre l’inflazione impazzisce, da tutte le parti si annunciano rincari, le stime colano a picco e non si sa neanche che autunno vivremo, è chiaro che la scissione tra Reale e Immaginario – per i nostri media – ormai è quasi incolmabile.

Nella realtà, infatti, i cittadini italiani (e non solo) sono preoccupatissimi: non certo per la “bionda di sinistra” (sic), ma per il futuro che spaventa. Eppure a dominare la discussione, anche pubblica, è invece il piano della fantasia: quello dei “followers” e non delle persone, quello dei “fan” ma non degli individui. Quello del privilegio più esplicito, spacciato per interesse sociale.
In questo mondo al contrario non c’è da stupirsi se Repubblica, la gloriosa Repubblica, ha deciso di concentrare il tiro altrove piuttosto che sui quesiti che abbiamo sollevato ai partiti candidati alle elezioni. Non una riga sui problemi enormi – energia, trasporti, vita quotidiana – dei consumatori e degli utenti, dei cittadini comuni, di noi tutti.

Non una parola sulle emergenze, gravi, in corso. Sulla stessa linea dei partiti, cui li accumuna un autentico vuoto – di idee, progetti, proposte – relative alle categorie più penalizzate del momento: consumatori e utenti.

Non ci resta che appellarci a una influencer: ci pensi lei a denunciare i costi assurdi di luce e gas, i rincari senza fine del corredo scolastico, le tariffe folli di molti servizi. Per i poveri mortali non c’è speranza di essere ascoltati: le posizioni di singoli personaggi con milioni di follower sono più importanti dei problemi di milioni di famiglie e imprese, e meritano più spazio della politica e dell’economia.

Eppure, la realtà resta realtà: sono quelli della comunità i problemi veramente importanti, quelli che stanno a cuore a ciascuno di noi perché ci riguardano e riguardano le nostre vite.
Non quelli che decide un comitato di redazione, riunito da qualche parte, lì sul pianeta rosso.

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