È indubbio che nell’ultimo biennio, mentre molte imprese italiane venivano messe in ginocchio dagli effetti economici del COVID-19, alcune realtà hanno visto crescere enormemente fatturato e giro d’affari. Pensiamo ai farmacisti, che hanno potuto contare su un enorme crescita delle entrate grazie al business dei tamponi anti COVID-19 e alla vendita di dispositivi di sicurezza (mascherine, guanti, igienizzanti, ecc.) o alle case farmaceutiche, che attraverso la produzione dei vaccini guadagnano, secondo alcune recenti stime, 93 milioni di dollari al giorno, 65 mila dollari al minuto, circa 1.000 euro al secondo.
Ci sono poi le imprese assicuratrici, che tra il 2020 e il 2021 hanno registrato ampi margini di guadagno grazie al lockdown e ai limiti agli spostamenti dei cittadini che hanno fatto crollare l’incidentalità sulle strade e il numero dei risarcimenti riconosciuti agli assicurati, e le banche, che hanno potuto contare su una forte crescita della liquidità pari a +256 miliardi di euro tra il 2020 e il 2021 solo in termini di soldi depositati dagli italiani sui conti correnti. Per non parlare dei big dell’e-commerce, settore in cui le vendite hanno registrato una impennata grazie ai limiti imposti dalla pandemia.
Nasce da qui la nostra proposta: per trovare le risorse necessarie a uscire dalla difficile situazione in cui ci troviamo, ampliare (immediatamente, portando l’aliquota al 90%) la tassa sugli extra-profitti oggi in vigore nei confronti delle società energetiche, estendendola a banche, assicurazioni, farmacisti, case farmaceutiche e società di e-commerce, in modo da reperire le risorse necessarie per contrastare il caro-energia.
I cittadini non possono subire altre stangate: le risorse accantonate per i periodi di “magra” sono ormai agli sgoccioli, e con l’autunno che ci aspetta mettere ancora le mani nei nostri portafogli, già svuotati, è impossibile.
Le risorse necessarie a contrastare il caro-energia possono essere individuate già oggi: basta tassare da subito i maggiori profitti registrati nell’ultimo biennio da alcune, specifiche categorie economiche rispetto alla media del fatturato registrato dalle stesse nel periodo pre-pandemico.
Un po’ di equità, dopo tanti stati d’eccezione, ci vuole davvero.