Arriva un altro ponte – quello del 2 giugno – che in teoria, dopo un anno di lavoro (per chi ce l’ha) o di ricerca e preoccupazione (per chi non ce l’ha), dovrebbe restituirci calma, serenità e relax. Invece, purtroppo, è vero l’esatto opposto: con i costi alle stelle di questo periodo c’è ben poco da stare tranquilli.
I conti sono presto fatti: spendiamo di più, otteniamo di meno. Una cosa cui, purtroppo, siamo ormai abituati. Infatti, a causa del caro-vacanze, gli italiani che si metteranno in viaggio per il ponte spenderanno in media il 9,2% rispetto al 2022, pur riducendo il numero di notti trascorse fuori casa. In questi giorni si trascorrono in media, secondo Federalberghi, 3,1 notti fuori casa; chi resta in Italia spenderà 425 euro; ma lo scorso anno i cittadini hanno trascorso in media 3,9 notti di vacanza, spendendo però 389 euro pro-capite. Situazione analoga per chi andrà all’estero: la spesa complessiva sale da una media di 856 euro pro-capite arriva agli attuali 917 euro, con un aggravio del 7,1%. Insomma, impossibile truccare i conti: se da un lato si riduce il periodo di villeggiatura, dall’altro la spesa per viaggio, alloggio, ristorazione e divertimenti aumenta. E neanche di poco.
Dovunque si volti lo sguardo, lo scenario è lo stesso: in Italia, rispetto allo stesso periodo del 2022, le tariffe di alberghi e motel sono rincarate del 18% (con alcuni picchi davvero senza precedenti), i villaggi vacanza dell’11,1%, i ristoranti del 6,1%. I pacchetti vacanza nazionali costano il 26,8% in più mentre i voli nazionali hanno subito un rincaro del 49,3%. Un pessimo segnale in vista delle vacanze estive, che rischiano di essere ricordate come le più costose di sempre. Ma se le cose stanno così – e niente lascia pensare che cambino a stretto giro, vista l’incapacità dei vari governi di fermare questa spirale e la passività delle aziende, ben contente di ritoccare al rialzo i listini – la domanda è davvero lecita: se anche la vacanza diventa un salasso, cosa ci resta?