Scuole di sabbia

Cari amici,

oggi Legambiente ha presentato a Milano il XVI Rapporto Ecosistema Scuola: l’indagine annuale sulla qualità dell’edilizia scolastica condotta su strutture e servizi scolastici di ben 96 capoluoghi. Quel che emerge è davvero assurdo: il 39% degli edifici scolastici italiani necessita di manutenzione urgente. Questo significa che quattro scuole su dieci hanno bisogno di interventi tempestivi. Ma non è finita qui, quasi il 30% di questi edifici si trova in aree a rischio sismico.
Legambiente non fa che confermare quello che sapevamo già da parecchio tempo! Da anni si parla di scuole decadenti, mi chiedo se dobbiamo aspettare che qualche altro soffitto crolli sulla testa di un bambino, ragazzo o professore che sia, per intervenire! Già il Ministero della Pubblica Istruzione ha impiegato 20 anni – non un giorno – per la pubblicazione dell’anagrafe scolastica, un resoconto che fornisce dati relativi alla mobilità, alla sostenibilità ambientale e alla qualità delle infrastrutture degli istituti. Abbiamo atteso tanti anni – non un giorno – per conoscere una situazione disastrosa: degli oltre 42.000 edifici censiti, infatti, il 55% risulta essere stato costruito prima del 1976. Considerando che risale solo a due anni prima, al 1974, l’entrata in vigore della normativa antisismica, possiamo facilmente farci due conti su quante scuole siano realmente agibili!
Anche se il governo ha stanziato 4 miliardi per la messa in sicurezza e la manutenzione degli edifici esistenti, il programma di investimenti rimane solo un punto di partenza, ben lontano dalla risoluzione del problema.
E come se non bastasse, ancora una volta ricompare la questione mai risolta della disparità territoriale. Mi riferisco alla differenza tra Nord e Sud (isole comprese) non solo per quanto riguarda il patrimonio edilizio scolastico, ma anche in materia di servizi efficienti e pratiche sostenibili messi in atto.
Chiediamo, allora, allo Stato di elaborare un piano pluriennale serio e continuativo, e non di accontentarsi di una mossa una tantum, magari a tragedia avvenuta. Perché pretendere di sistemare il vestito strappato con una semplice toppa significa deprezzare ulteriormente il vestito, non rammendarlo.

A presto,
CR

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *