Cari amici,
sorprese inaspettate giungono dalla Legge di Stabilità. A cosa mi riferisco? Alle micro-misure adottate per singole istituzioni o settori, dopo 33 ore di votazioni in commissione Bilancio della Camera, un passaggio obbligatorio prima dell’approdo in aula. Spulciando tra i nuovi provvedimenti previsti dalla legge abbiamo scovato alcuni finanziamenti a dir poco discutibili.
Se le sovvenzioni a tutela dell’ambiente, come quelle destinate alla bonifica della Valle del Sacco (5 milioni l’anno per due anni), sono interventi necessari che finalmente arrivano dopo anni di lotte e attese, altre scelte mi sembrano paradossoli. Ad esempio, eliminare la supertassa su yacht e imbarcazioni che superano i 14 metri di lunghezza, o quella sui contratti di compravendita dei calciatori, era proprio necessario? Cosa sarebbero, “pacchi regalo” in prossimità delle feste natalizie?
Piuttosto che privilegiare chi già è privilegiato, perché non affrontare, invece, le questioni davvero urgenti? Mi riempie di gioia sapere che lo Stato voglia restituire un po’ di dignità alla cultura – i 3 milioni stanziati per l’organizzazione di festival, cori e bande musicali, così come i 300 mila euro per la società Dante Alighieri che promuove l’insegnamento dell’italiano all’estero servono a questo – ma non possiamo non chiederci che fine fanno i problemi più impellenti.
L’anno sta per terminare e se volessimo provare a fare un resoconto del 2015, purtroppo emergerebbe un quadro tutt’altro che confortante.
In Italia il dissesto idrogeologico resta una ferita aperta. Stando a quanto dichiarato da Legambiente circa 6 milioni di cittadini italiani vivono o lavorano in aree ad alto rischio idrogeologico, una condizione precaria che riguarda il 10% della superficie del territorio nazionale e l’82% dei comuni italiani.
Anche la povertà non accenna a diminuire. Gli ultimi dati Istat dicono che in Italia circa il 10% della popolazione vive in uno stato di povertà assoluta. Già da tempo abbiamo chiesto al governo di inserire nella Legge di Stabilità un piano organico contro la povertà. Se questa è la risposta, direi che non si è sforzato tanto!
E, infine, che dire dei disoccupati? Il disagio di chi non trova lavoro cresce in maniera esponenziale. Piuttosto che dare, allora, il solito “contentino” occorre ridefinire le misure realmente necessarie, senza ammiccamenti o favoritismi, ma pensando unicamente a restituire dignità alle persone e benessere al Paese.
Alla prossima!
CR