I treni del Far West

Cari amici,

in Italia ogni giorno 3 milioni di persone utilizzano il treno per raggiungere il posto di lavoro o per studio. E quotidianamente molti di questi pendolari si lamentano di treni fatiscenti, attese interminabili, mancata puntulità di arrivi o partenze, squilibrio tra costo dei biglietti e qualità dei servizi. È sotto gli occhi di tutti la pessima condizione delle reti ferroviarie nel nostro bel, ma non altrettanto ben organizzato Paese. Ed a confermarlo in questi giorni è Legambiente che ha presentato la campagna Pendolaria 2015, elencando le 10 peggiori linee ferroviarie. Il principale problema riguarda l’età dei treni: circa 3.300 superano i 18 anni. L’Abruzzo, ad esempio, possiede i più “longevi”, i supercofortevoli treni over 28, mentre quelli un po’ più “giovani” – che hanno circa 20 anni – restano i mezzi più utilizzati all’interno della regione.
Ma chi sono i “premiati” di Pendolaria 2015?
La palma d’oro spetta alla linea ferroviaria Roma-Lido di Ostia. Il 2015 è stato l’hannus horribilis per i suoi 100.000 pendolari: convogli vecchi e sovraffollati, spesso senza aria condizionata, corse che saltano, continui guasti. D’altronde, essendo l’Atac a gestire la linea suburbana, ci saremmo meravigliati del contrario!
Scorrendo l’elenco, oltre alle linee disastrate del sud d’Italia (la Reggio Calabria-Taranto, la Messina-Catania-Siracusa) compare inaspettatamente al secondo posto la linea Chiasso-Rho, prolungata in occasione dell’Expo, ma fonte più disagi che di agevolazioni.
Mi unisco, allora, alla protesta del vicepresidente di Legambiente, che ha fatto notare come nella legge di Stabilità non si faccia cenno all’acquisto di nuovi treni o al potenziamento del servizio.
Nessuna meraviglia se consideriamo che dal 2009 fino ad oggi le risorse dello Stato per il trasporto pubblico su ferro e gomma sono diminuite del 25%. Inoltre, senza l’aiuto statale, le Regioni non hanno potuto fare miracoli; per questo gli stanziamenti erogati sono spesso una briciola che non colma neanche lontanamente i bilanci in passivo. E se qualche Regione più virtuosa trova degli escamotages, magari ricorrendo abilmente ai fondi europei, molte altre aumentano i prezzi dei biglietti, come in Piemonte dove il costo è lievitato del 47%!
Di fronte a una situazione così catastrofica, l’amara constatazione è che cambiano i governi, ma l’indifferenza e il disimpegno rimangono immutati!

Alla prossima,
CR

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