Mentre la Procura di Milano apre un fascicolo sul caso del pandoro Ferragni-Balocco (nato da un nostro esposto: un’altra segnalazione centrata, l’ennesima, che ci ripaga di tutto il lavoro di denuncia svolto in questo ambito), mi limito a qualche osservazione, a qualche appunto sparso sul caso di cui sta parlando tutta Italia:
- la Ferragni poteva risparmiarsi quel piagnisteo, inutile e fasullo, con un look solo apparentemente dimesso e penitente (qualcuno per fortuna ha saputo ironizzare sull’“outfit perfetto per quei giorni in cui scoprono che lucri sui bimbi“) visto che la sua performance video in fin dei conti non ha rivelato neanche una mezza ammissione di colpa e non ha restituito affatto quella profonda consapevolezza rispetto alla gravità delle pratiche sanzionate dall’Autorità che sarebbe stato lecito attendersi: quanto emerso è infatti non grave ma gravissimo, avendo (cito l’Antitrust) “limitato considerevolmente la libertà di scelta dei consumatori facendo leva sulla loro sensibilità verso iniziative benefiche, in particolare quelle in aiuto di bambini affetti da gravi malattie“; eppure nel video viene ridotto a “errore”, a incidente, insomma a episodio tutto sommato minore e dimenticabile;
- il problema non riguarda la “comunicazione” – come ha detto la Ferragni, nel tentativo penoso e infruttuoso di celare l’elefante nella stanza – ma il principio stesso di un’operazione che faceva “credere […] che acquistando il ‘Pandoro Pink Christmas”’ al prezzo di oltre 9 euro, anziché di circa euro 3,70 del pandoro non griffato, i consumatori avrebbero contribuito alla donazione che, in realtà, era già stata fatta dalla sola Balocco, in cifra fissa, a maggio 2022, quindi molti mesi prima del lancio dell’iniziativa, avvenuto a novembre 2022″;
- il vero problema è legare alla vendita di un prodotto o di un servizio la beneficienza, innescare una commistione tra profit e no-profit su cui infatti sembra che avessero dei dubbi anche i dirigenti dell’azienda coinvolta: non c’è da stupirsi allora se stanno emergendo altri casi, come quello delle uova di Pasqua griffate Ferragni, visto che già da tempo denunciamo il connubio – opaco e tutto da approfondire – tra iniziative commerciali e attività benefiche (con le seconde usate per incoraggiare le vendite delle prime);
- infine, chi – pochissimi a dire il vero – sul web si spertica per difendere i Ferragnez, rivendicando le scuse ed enfatizzando la nuova – promessa – donazione, non centra il punto: non è la prima volta infatti che Ferragni e consorte incappano in vicende controverse, quindi non ha senso fingere che siano incappati in uno scivolone episodico. Successe – per dire – già nel 2020, quando la raccolta fondi avviata durante il Covid in favore dell’ospedale San Raffaele fu al centro di una denuncia del Codacons per le commissioni ingannevoli applicate ai donatori che, in buona fede, parteciparono all’iniziativa benefica: vicenda che sfociò in una multa da 1,5 milioni di euro verso Gofundme, piattaforma scelta da Fedez e Ferragni.
Qualche tempo fa l’avevo detto: il Regno del Nulla ha i giorni contati. Vedremo come andrà a finire, ma di sicuro un colpo durissimo a questo mondo di ricchi che usano la Lamborghini per dare i soldi ai poveri e fanno dei figli degli espositori pubblicitari permanenti stavolta è arrivato davvero (e da parte di un interlocutore credibile e serio come l’Antitrust: non qualcuno che possano accusare di “avercela con loro” o “invidia”..). Stavolta i fan – anche quelli più ottusamente affezionati a personaggi per cui rappresentano solo clienti potenziali, o follower da conquistare – sembrano essersi accorti del giochino: e si sa, l’italiano è buono e caro, ma quando si sente fregato non perdona più..
Ora che i follower crollano, che tutti si accorgono che il re è nudo, che tutti scendono dal carro dei “vincitori” di ieri, posso dirlo: ma non è che il Regno del Nulla sta finendo davvero? Vedremo: non so se accadrà realmente. Ma una cosa, oggi ancora più di ieri, la so: detronizzare questi falsi idoli della nostra società, riportare al centro del discorso il rispetto della privacy e dell’infanzia e il rifiuto di qualsiasi ostentazione del lusso, ripristinare il primato della verità e della realtà contro la tirannia della superficialità e dell’immagine, è davvero la cosa giusta da fare.