Quello che sta per terminare è stato, fino all’ultimo, davvero un annus horribilis: a distanza di pochi giorni mi tocca parlare, oltre che di una gravissima perdita per la società e la cultura, di una gravissima perdita per noi che operiamo nel campo del diritto amministrativo e della giustizia amministrativa. La ruota della vita (tra la nascita e la morte) gira vorticosamente: dopo Alberto Asor Rosa è venuto infatti a mancare anche Franco Frattini, presidente del Consiglio di Stato. Ne conservo un ricordo intenso: non lesinava mai un sorriso quando si alzava per accompagnarmi alla porta del suo ufficio, dove mi sono spesso recato per parlare di qualsiasi problema inerente la giustizia amministrativa, i giudici, la procedura. Qualsiasi: e lui accettava sempre, perché aveva un grande rispetto dei cittadini, un grande rispetto degli avvocati e un grande rispetto dei consumatori. Non lo dico certo alla luce dei fatti, chi mi conosce lo sa: si trattava davvero di un uomo di grande sensibilità, che non tutti erano in grado di eguagliare. La sua persona e il suo garbo istituzionale erano così espliciti, così evidenti, che la sua scomparsa lascia un grande vuoto in tutti noi che siamo abituali frequentatori del processo amministrativo, dei processi e delle cause al TAR e al Consiglio di Stato, di tutti noi che ogni giorno frequentiamo questi ambienti per garantire i diritti dei cittadini, per far migliorare le condizioni di vita dei consumatori e delle persone più fragili, più deboli.
Per dare la misura di questa correttezza mi contento di ricordare soltanto una sua ordinanza, nella quale scriveva – in materia di Xylella, l’epidemia di batteri che ha divorato gli ulivi del Salento, mettendo in ginocchio l’intera filiera olivicola – che non era giusto condannare alle spese l’Associazione Codacons “in quanto statuizione non conforme alla qualità e alla rilevanza delle questioni poste e degli interessi fatti valere in giudizio“. Un coraggio rarissimo, quello di Frattini: dire la verità, pura e semplice.
Tra presidenti, consiglieri, giudici civili, penali e amministrativi, questa disposizione d’animo – credetemi sulla parola – l’hanno avuta in pochi. E quei pochi rappresentano ai nostri occhi la personificazione del senso di giustizia, l’incarnazione della funzione di tutela dei deboli.
Tutto questo avevo in testa, quando ho salutato Frattini alla camera ardente. Sono andato via con la speranza che altri possano seguire il suo insegnamento e la sua strada: lui, di sicuro, ne sarebbe felice.