Mentre da più parti si denuncia il ruolo di ENI nella crisi energetica e sociale del Pakistan, Paese ormai al collasso (anche) per le mancate consegne di energia da parte del colosso, mentre a Cuba manca la benzina al punto da creare gravi problemi all’economia dell’isola, già molto fragile di suo, mentre insomma le multinazionali di tutto il mondo fanno profitti come non mai e si godono uno scenario che tra guerra e bolle speculative non gli è mai stato così favorevole, in Italia spendiamo le settimane a discutere dell’armocromista della Schlein come fosse un argomento di primaria imporanza. Ognuno, per così dire, ha le sue croci.
Ora, alle redazioni di tutta Italia voglio svelare un clamoroso segreto. Elly Schlein non è Lenin, anzi il contrario: è una radical-chic, una borghese si sarebbe detto una volta. Lo dimostra, una volta di più, la scelta di Vogue – una rivista che, qui da noi, non è certo rivolto alle donne “normali” ma all’upper class nel suo insieme. La Schlein – d’altra parte – è stata bocciata dai militanti dei circoli, ma promossa da intellettuali, giornalisti e borghesi: e allora perchè mai aspettarsi di vederla ai cancelli di Mirafiori, dove peraltro viene cordialmente ricambiata – con un calmoroso flop tra gli operai e numeri da riunione di condominio – in termini di sostegno?
Sembra, nonostante il tempo trascorso, non si sia ancora capito (o meglio: non si voglia proprio capire) che il comunismo non c’è più: eppure, proprio in questo periodo, ce lo hanno ricordato Nanni Moretti con “Il Sol dell’avvenire” e Walter Veltroni con “Quando“, due film splendidi, espressione del rimpianto di chi una volta combatteva per i più deboli e i più fragili, della fine tragica di chi – appunto, i comunisti – portava avanti ogni giorno reali istanze di emancipazione collettiva.
Il lutto, però, è ormai avvenuto. Adesso, è ora di farsene una ragione, il Partito Comunista non c’è più, l’ideologia comunista è stata relegata nell’armadio dei ricordi: a quanto pare, all’orizzonte c’è solo un’ideologia borghese. Un’ideologia che ci costringe a parlare di armocromisti e altre assurdità da mattina a sera, prigionieri di un eterno vuoto di idee e proposte davvero radicali, mentre fuori i nuovi padroni del mondo – finalmente liberi da fastidiosi intralci, regolamentazioni e voci critiche – continuano a fare soldi a palate, senza alcun disturbo.
Benvenuti in questo nuovo mondo in cui non avremmo mai voluto vivere, dove l’1% della popolazione mondiale detiene il 63% dell’incremento della ricchezza globale. Benvenuti – armocromia o meno, siamo tutti ammessi – nel paradiso della disuguaglianza.