Due parole – ma proprio due: di più non ne vale la pena – sulla buffonata organizzata dai monarchi del Regno Unito per celebrare l’incoronazione di Carlo, eterno promesso reale ora finalmente premiato con il trono nella sua lunga attesa, e della “regina consorte”, fino all’altroieri additata come responsabile di tutte le nefandezze del mondo e ora rivalutata – alla faccia di Lady D – dalla stampa mainstream. Una cerimonia – le corone, la carrozza, i cavalli, l’olio di Gerusalemme e via dicendo – medievale e superata, messa in atto da un sistema di potere che si rifà a modelli retrogradi (il potere viene ereditato solo in virtù del proprio sangue, e solo dai primogeniti) e però finanziato pur sempre dai poveri sudditi, privati di ogni diritto di parola (e di critica: vedi alla voce arresti) ridotti al ruolo di comparse plaudenti.
Ha ragione Odifreddi: questi signori, esaltati non si sa perché dai telegiornali e dai programmi della domenica di mezzo mondo, sono dei veri e propri “parassiti”, che campano e speculano sulle spalle di altri – e lo faranno finchè questi altri accetteranno che così gira la ruota, almeno. E così, ora che Carlo III è re del Regno Unito, ma anche d’Australia, del Canada, della Nuova Zelanda, di Antigua e Barbuda, Bahamas, Belize, Giamaica e via dicendo, per loro – per i sudditi paganti – in sostanza non cambierà proprio nulla, a parte un altro salasso a loro maggior gloria (l’incoronazione stessa, che costa ovviamente un mucchio di quattrini) da pagare.
Ci sarà una ragione, quindi, se il gradimento della famiglia reale, già sceso durante il regno di Elisabetta, adesso è precipitato. Un sondaggio, del National Centre for Social Research, conferma che solo uno ogni tre cittadini pensano la monarchia sia importante, mentre il 45% sono convinti che vada abolita.
I nuovi reali festeggiano, oggi, che la loro auto-celebrazione pubblica sia andata liscia: ma questo fossile di un Ancien Regime ormai sepolto dalla Storia, questa casta di riccastri con vite da sogno (mentre i cittadini faticano per arrivare alla fine del mese), questo emblema di un privilegio di nascita sempre più inconcepibile nel nostro oggi, è forse più vicino che mai alla fine dei suoi giorni.
Lo avrete capito: quando accadrà, non sarò tra quelli che si strappano le vesti.