Le scuole italiane ormai somigliano al Far West


Siamo a scuola, a Bari. L’istituto si chiama Romanazzi. Di punto in bianco, come se niente fosse, uno studente si alza e spara con una pistola ad aria compressa, una di quelle riproduzioni di armi vere ma con i pallini al posto dei proiettili, contro il professore – che si chiama in questo caso Pasquale Pellicani. I protagonisti, in realtà, sono due: uno che ha sparato con la pistola giocattolo contro il professore e il suo compagno che aveva portato in classe l’arma. Le dichiarazioni del docente, ancora incredule, ancora cariche di una vergogna che è difficile raccontare, la dicono lunga sull’accaduto:

Mi sono innanzitutto spaventato perché ho visto una pistola a una distanza molto ravvicinata: un ragazzo ha preso la rincorsa ed è avanzato verso di me sparandomi un pallino che mi ha ferito al petto provocandomi una bruciatura. Dopodiché ho cercato di indagare cosa fosse accaduto“.

Un fatto di una gravità sconcertante: ancora più grave, un fatto che ne segue altri simili, tanto che i casi di aggressione nei confronti dei professori e delle professoresse di tutta Italia si ripetono senza sosta. Dai colpi di zaino alla docente precaria allo spray al peperoncino nell’istituto, una lunga galleria degli orrori racconta lo sfacelo della disciplina nelle nostre scuole. La media, ormai, è di un caso a settimana: una cosa inconcepibile solo qualche decennio fa.

A questo punto non è inutile dire l’ovvio: e cioè che tutti questi casi configurano violenze gravi, episodi che andrebbero trattati con una serietà e un rigore unici.

Lo stesso Pellicani ha invocato interventi duri:

Sono favorevole per l’espulsione, altrimenti non si dà un segnale. Non si può soprassedere rispetto a un episodio così grave“. 

Per me, lo dico chiaramente, la sospensione non basta più: è chiaro che chi si rende protagonista di simili violenze la sospensione non la teme affatto. Comportamenti del genere andrebbero puniti sulla base delle regole del codice penale, e non certo su quelle previste dai regolamenti scolastici. Inoltre, in casi come questi – come detto, purtroppo, sempre più frequenti in Italia: solo qualche mese fa qualcuno ricorda ancora il caso di Rovigo? – la magistratura dovrebbe agire d’ufficio anche in assenza di denuncia delle vittime. È per questo che abbiamo deciso di offrire assistenza legale al professore protagonista della vicenda, affinché possa avviare le dovute azioni legali a tutela della propria persona e della categoria degli insegnanti italiani.

Se non cominciamo a fare qualcosa di concreto la gravità degli episodi andrà crescendo: è ora di accorgerci che le scuole dove educhiamo i nostri (amatissimi e spesso diseducatissimi) figli somigliano al Far West.

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