Cari amici,
dopo Toronto e Boston, anche Amburgo si ritira dalla candidatura a organizzare e ospitare i Giochi Olimpici e Paralimpici del 2024. A prendere questa decisione sono stati proprio i cittadini, tramite un referendum popolare: ben il 51,7% ha votato no. Il sindaco, Olaf Scholz, sostenitore della candidatura, ha dichiarato: “Non avremmo voluto questa decisione, ma è una decisione chiara”. E per la Germania non è nemmeno la prima volta: nel 2013, infatti, un referendum analogo bocciò la corsa ai Giochi invernali del 2022. Proprio in quell’occasione molte altre città rinunciarono alla competizione per ospitare le Olimpiadi invernali: prima Cracovia, poi Stoccolma, St Moritz, Davos e infine Monaco.
Il perché è presto detto: queste manifestazioni costano troppo.
Tutti i vantaggi che possono derivare sul fronte degli investimenti, del lavoro e del turismo, non compensano tutti i soldi spesi per l’organizzazione dell’evento.
Insomma, il gioco non vale la candela, come si suol dire, e la storia ce lo insegna. Senza andare troppo indietro negli anni, basta pensare al disastro di Atene 2004: 9 miliardi spesi per finanziare la costruzione di impianti sportivi oggi completamente in rovina. Spyros Capralos, presidente del Comitato Olimpico greco, ha raccontato che all’epoca delle Olimpiadi di Atene, nel 2004, “non c’erano piani. Nessuno aveva pensato a cosa farsene delle strutture dopo i giochi. E questo, insieme al fatto che mancavano le infrastrutture temporanee, è stato uno dei problemi principali per la città”. A tenere compagnia ad Atene c’è Pechino con le Olimpiadi 2008, costate quasi 40 miliardi di euro.
Ma l’Italia non è certo da meno. Di sprechi, negli anni, ne abbiamo accumulati tanti ed ogni “grande opera” è finita oggetto di inchieste per corruzione e accuse di scarsa trasparenza sugli appalti. Un esempio per tutti è quello della Vela di Calatrava, la celebre città dello sport di Tor Vergata, che avrebbe dovuto ospitare gli atleti giunti nella Capitale per i Mondiali di Nuoto del 2009: 256 milioni di euro per una costruzione mastodontica e mai ultimata.
La cosa peggiore e che più mi fa rabbia è pensare di aver deciso di candidarsi ad ospitare varie competizioni che, da subito, promettevano di trasformarsi in una macchina mangia-soldi, quando l’Italia paga ancora i mutui accesi per costruire gli stadi dei Mondiali del 1990! Pura follia!
Non c’è da stupirsi allora se Toronto, Boston e Amburgo abbiano deciso di ritirare la propria corsa alle Olimpiadi 2024, scongiurando così una catastrofe economica annunciata. Del resto, si dice che il saggio impara dai propri errori.
Eppure Roma, che avrebbe dovuto imparare tanto da quegli scheletri di cemento che, ormai, la caratterizzano, non cede: a settembre è stata, infatti, ufficializzata la candidatura senza nemmeno porsi il problema di chiedere il parere dei cittadini. Che il governo abbia paura di “no” da parte dei cittadini?
A presto,
Carlo