L’intervista di Chiara Ferragni da Fabio Fazio, tanto strombazzata, mi ha davvero avvilito: come ampiamente previsto e preventivabile, il proprietario di casa ha infatti lasciato campo libero alle auto-narrazioni e alle pose (cui non crede più nessuno) di Chiara Ferragni, garantendole soprattutto la possibilità di dire due parole che non avremmo dovuto ascoltare, che dovrebbero scomparire dal linguaggio e dalla vita di questa influencer, e che invece sono state ripetute non so quante volte nel corso dell’intervista (si fa per dire) di Fazio.
Le due parole sono “fraintendimento” e “buona fede”: come abbiamo già spiegato e come spiegheremo meglio nei prossimi giorni, quando un pandoro viene venduto attraverso comunicati stampa e cartigli che lasciano intendere ai consumatori l’esistenza di un legame tra vendite e donazioni in favore dei bambini malati di cancro, non può esserci alcun tipo di fraintendimento e nessun errore di comprensione da parte dei cittadini. Scrive infatti l’Antitrust nel provvedimento con cui ha comminato un multa da 1 milione di euro alle società riconducibili all’influencer:
Secondo l’Antitrust questa pratica ha limitato considerevolmente la libertà di scelta dei consumatori facendo leva sulla loro sensibilità verso iniziative benefiche, in particolare quelle in aiuto di bambini affetti da gravi malattie.
E ancora:
“Con riguardo al contenuto del cartiglio apposto sui Pandori griffati (che riportava: ‘Chiara Ferragni e Balocco sostengono l’Ospedale Regina Margherita di Torino, finanziando l’acquisto di un nuovo macchinario che permetterà di esplorare nuove strade per le cure terapeutiche dei bambini affetti da Osteosarcoma e Sarcoma di Ewing’”), si evidenzia che in nessuna parte del messaggio è dato rinvenire che il finanziamento si riferisce a una donazione fatta in cifra fissa e mesi prima; al contrario, la formulazione, data anche la sua collocazione sulla confezione del pandoro, lasciava intendere che il reperimento dei fondi per la donazione fosse legato alle vendite del Pandoro griffato”.
Altro che “fraintendimento” e “buona fede”, insomma. Sembra quasi, così, che la colpa sia dei consumatori (ma vi rendete conto?) che non hanno capito, di chi appunto ha “frainteso”: ma se tutto si riduce all’altro che ha “frainteso”, allora in realtà quanto fatto andava bene e il problema è stato solo “comunicativo”. Ebbene, lo dico con chiarezza assoluta, i fatti dimostrano che non è così: l’Antitrust non dice questo, anzi. Per questo, avrebbe dovuto Fabio Fazio (ma non avevo alcuna speranza al riguardo) entrare più nel dettaglio della vicenda e delle comunicazioni legate al pandoro, in modo da chiarire meglio ai telespettatori quali fossero i messaggi lanciati: messaggi che non lasciavano affatto spazio ad alcun “fraintendimento”.
Quando si scrive il falso sopra i pandori e si ingannano i consumatori le parole “fraintendimento” e “buona fede” vanno eliminate e sostituite da altre parole (tra le papabili: “dolo” e “falso”). Ma a queste evidenze, a queste pacifiche verità un Fazio non ci arriva proprio (o fa finta di non arrivarci). E a noi, sventurati, tocca ascoltare una volta di più domande apparecchiate e favorevoli, lacrime preparate e inautentiche, applausi da fan club e incoraggiamenti dal pubblico, mentre rimpiangiamo in silenzio il giornalismo vero: quello di chi fa domanda e che pretende, da chi ha soldi e potere, precise risposte. Non parole vuote e rovesciamenti della realtà.