Viene da sospettare di essere finiti in qualche Paese tropicale, di quelli più abituati ai colpi di Stato che agli anni di quiete. Di esser stati rapiti nel sonno e trasportati in una qualche Repubblica delle banane, dove i poveri cittadini sono alla mercé del più forte, costretti a subire ogni genere di angheria se vogliono portare a casa la pelle. E a essere onesti sarebbe meglio, se davvero ci avessero trasferiti nottetempo altrove: perché pensare che nella nostra malridotta Italia, nell’anno 2024, basta una frana di un quarto di chilometro (quella di martedì 12 marzo nella galleria Starza, tra Ariano Irpino e Montecalvo, in provincia di Avellino) per dividere il Paese tra il versante tirrenico e quello adriatico (all’altezza del confine tra Campania e Puglia), fa davvero impressione. Almeno: a chi ancora riesce a impressionarsi di qualcosa.
E se basta una frana per spezzare l’Italia a metà, il problema vero viene dopo. La circolazione ferroviaria, già al Sud Italia indietro di cinquant’anni sul resto d’Europa, rischia il collasso. Le conseguenze sulle vite delle persone, in vista della Pasqua, sono gravissime: i lavori di ripristino dureranno infatti almeno fino a metà aprile. I disagi per viaggiatori e pendolari sono a questo punto certezza assoluta.
E poi, soprattutto, lo scandalo vero e proprio. Migliaia di pendolari in queste ore stanno vivendo l’incubo di un dilemma – appunto – da Paese sottosviluppato: affrontare un viaggio della speranza (con i treni tra Foggia e Benevento fermi per un mese) con il treno o pagare una fortuna per viaggiare in aereo?
Come se tutto questo non bastasse, infatti, alla fine sono arrivate loro: le compagnie aeree. Queste, infatti, hanno un fiuto finissimo: ogni volta che all’orizzonte si profila un qualsiasi business ci saltano dentro, senza curarsi minimamente dei risvolti sociali delle politiche di prezzo (e non solo) adottate. Niente di sorprendente, per carità: viviamo in un sistema che ha sdoganato qualsiasi arricchimento, un sistema dove la legge della domanda e dell’offerta è diventata regola aurea in qualsiasi circostanza, perciò di sicuro non c’è da stupirsi dei rincari paurosi di queste ore. Non stupirsi più per esperienza diretta, però, non significa rassegnarsi – o almeno, non per me: non si possono accettare passivamente altri rincari scandalosi che dopo due anni di caro-prezzi si abbattono su cittadini stremati e bisognosi, semplicemente, di tornare a casa per le festività.
Ecco i numeri, tanto per capire di che parliamo: nei giorni scorsi abbiamo verificato le tariffe dei voli da destinazioni nazionali per gli aeroporti della Puglia, quindi possiamo denunciarli pubblicamente, con assoluta certezza. Riassumendo, i biglietti di sola andata arrivano a superare i 350 euro. Ad esempio il volo Torino-Bari del 17 marzo partiva da un minimo di 355 euro, per volare il 16 marzo da Bologna a Brindisi servivano 267 euro, 242 euro partendo da Torino diretti a Bari e quasi 200 euro da Verona o Venezia; da 268 euro il biglietto Palermo-Bari del 17 marzo.
Per chi invece si è imbarcato dalla Puglia diretto al nord Italia, le tariffe di sola andata per i voli del 17 marzo sono partite da un minimo di 343 euro per la tratta Bari-Torino, 207 euro da Brindisi a Pisa, 202 euro da Brindisi a Torino, 193 euro da Bari a Milano. Per le partenze del 16 marzo, è stato necessario mettere in conto una spesa minima di quasi 300 euro da Bari a Torino, 183 euro da Brindisi a Milano.
Badate bene: questi prezzi abnormi non si riferiscono a orari particolarmente comodi ma a partenze in tutti gli orari del giorno: quindi anche mattina presto o sera tardi. E inoltre, questi prezzi non tengono conto di balzelli aggiuntivi che ormai ben conosciamo (bagaglio a mano o scelta del posto a sedere).
Non possiamo fare altrimenti: abbiamo deciso di presentare un esposto all’Antitrust affinché verifichi questi repentini rincari delle tariffe aeree. Chiediamo all’Autorità di aprire una formale istruttoria volta ad accertare se l’incremento delle tariffe registrato a seguito dello stop a collegamenti ferroviari con la Puglia sia una pratica regolare o se, al contrario, rappresenti una pratica commerciale scorrettezza attraverso una forma di speculazione su una causa di forza maggiore come una frana che interrompe il traffico dei treni. Se le tariffe con caleranno tornando a livelli normali, siamo pronti a denunciare le compagnie aeree per la possibile fattispecie di estorsione.
Noi, il nostro dovere, lo facciamo una volta di più: ma possibile che, in Italia, non ci sia nessuno – oltre a poche, isolate realtà – che tenti di fare qualcosa? Dove siamo finiti: siamo ancora in uno dei Paesi più importanti d’Europa, o abitiamo in un atollo senza controlli e senza regole, amici miei?