Hanno fatto a pezzi la sanità pubblica

Cari amici,

è ufficiale: hanno fatto a pezzi la sanità pubblica. Gli ultimi dati Istat ci avevano già avvertito della diminuzione della speranza di vita: una notizia assurda, medievale, che mai avremmo sperato di voler sentire, perchè ne pagano le spese – come sempre – in primis le classi sociali più deboli. Ma non basta, perchè l’ultimo Rapporto Osserva Salute 2015 – la più grande raccolta sullo stato di salute degli italiani e sulla qualità dell’assistenza nelle nostre Regioni – non ci dà notizie migliori. L’Italia si piazza agli ultimi posti in Europa per spese alla prevenzione: un misero 4,1 per cento della spesa sanitaria totale! Anche i Lea, i livelli essenziali di assistenza non sono garantiti ovunque. Prestazioni come gli screening oncologici, ad esempio, o non partono, o funzionano a macchia di leopardo, soprattutto per le donne!

Come ha affermato Walter Ricciardi, direttore dell’Osservatorio nazionale sulla salute nelle Regioni italiane: “Siamo la Cenerentola del mondo!”. E viene davvero da preoccuparsi, pensando quanto poco tempo sia bastato per demolire quello che una volta era un sistema sanitario ai vertici nel mondo..

L’aspetto più inquietante del rapporto resta la disparità territoriale, a svantaggio sopratutto del Sud, che oltre ad avere i finanziamenti pro capite più bassi per la spesa sanitaria, risulta tra i peggiori in termini di mortalità e di speranza di vita.

Non si registrano grandi cambiamenti per quanto riguarda la spesa sanitaria pubblica pro capite (nel 2014 l’Italia ha speso 1817 euro a testa, in linea con l’anno prima), ma si tratta sempre di un livello molto basso se rapportato agli altri Paesi.

Anni di tagli, di rastrellamenti di risorse, di attenzione alle sole ragioni del bilancio e la frittata è fatta. Ne pagheranno le spese, purtroppo, i cittadini. Costretti a rivolgersi al privato, o ad assurde attese per analisi e terapie che – solo qualche tempo fa – gli sarebbero stati riconosciuti senza batter d’occhio.

Ci hanno “scippato” una delle certezze più grandi che avevamo. Chissà quanto tempo ci vorrà, per mettere le cose a posto.

A presto,

CR

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