Evasione fiscale degli influencer: 11 milioni recuperati grazie alle nostre denunce!


Non possiamo certo dire che il terremoto esploso improvvisamente nel settore degli influencer – deflagrato con la notizia degli accertamenti della Guardia di Finanza sui proventi realizzati e non dichiarati al fisco italiano – ci abbia sorpreso particolarmente. Questo non certo per qualche capacità divinatoria, o profetica (magari..). La ragione è più semplice: gli autori della segnalazione rigurdante questi comportamenti.. Siamo noi!

È stata proprio l’Associazione che contribuisco a presiedere, il Codacons, nell’ambito del “Protocollo a tutela dell’economia legale e dei distretti industriali avviato in collaborazione con la Guardia di Finanza dell’Emilia Romagna, a presentare infatti una serie di esposti alle Fiamme Gialle e all’Agenzia delle Entrate. Oggetto: la segnalazione dell’attività di noti influencer e personaggi famosi (i nomi sono assolutamente noti: tra questi Fedez, Chiara Ferragni, Wanda Nara, Asia Valente, ecc.) che pubblicano sui social foto e contenuti riconducibili a hotel di lusso, resort, spa, o richiami espliciti a brand o prodotti, in alcuni casi senza informare i follower circa il contenuto pubblicitario del messaggio.

In questo senso, proprio alle Fiamme Gialle avevamo chiesto di svolgere un accertamento fiscale al fine di verificare se la ricchezza patrimoniale degli influencer possa essere il frutto della concessione di regalie, attività di pubblicità e promozione di location, prodotti e beni di consumo, avviando un accertamento sulla rilevanza di tali operazioni, sulla loro idoneità a costituire reddito e, quindi, sull’incidenza in ordine agli obblighi dichiarativi.

Detto, fatto: con l’usuale professionalità e rapidità, la Finanza ha deciso di vederci chiaro e l’ha fatto in tempi brevi. Eccoci quindi ai nomi emersi sui giornali: Luis Sal, Gianluca Vacchi, le sex workers di Onlyfans e compagnia cantante, tutti sanzionati dalla Finanza per un totale di 11 milioni di euro. Tra loro anche Giulia Ottorini, 21enne, che un anno fa (come passa il tempo!) gongolava pubblicamente per le sue spese folli – “Ho speso 30mila euro, li ho spesi a marzo, dal 1° al 4 marzo” – in un video social di pochi secondi, che fece molto scalpore. Riassumendo al massimo l’attività della GDF:

Tre le ’voci’ controllate dai finanzieri negli accertamenti sui guadagni, che hanno riguardato influencer e creatori di contenuti digitali ci sono: post sui social, collaborazione con le aziende, il cosiddetto ’influencer marketing’, e contenuti inseriti sulle piattaforme per adulti.

Le Fiamme Gialle hanno così scoperto la somma non dichiarata, recuperata sanzionando quattro influencer (due risultati sconosciuti al fisco), e cinque digital creator. Altro che “normali controlli”, come dice qualcuno: che i protagonisti della vicenda siano stati trovati con le mani nella marmellata è evidente dalla portata della somma in questione.

Tutto risolto? Ma neanche per idea. A mio avviso questa vicenda, fondamentalmente, insegna due cose:

  • La prima: non si può ridurre la questione influencer al pandorogate di Chiara Ferragni – che nel frattempo se la prende con l’Espresso, colpevole di denunciare “una rete ingarbugliata di società, una girandola di quote azionarie, partner ingombranti, manager indagati e dipendenti pagati poco“. Le magagne di altri influencer comprovano un problema di carattere fiscale: le nuove professioni digitali, infatti, sono rimaste a lungo in una sorta di limbo: una condizione che ha inevitabilmente favorito comportamenti predatori  furbizie assortite.
  • La seconda: detto che la questione non si rivolve parlando solo di singoli, e che non si riduce ai comportamenti di Tizio o Caio, bisogna occuparsene nel complesso: il settore degli influencer è un mondo opaco e poco trasparente che nel 2023 ha generato solo in Italia un giro d’affari da 348 milioni di euro. Un flusso di denaro che non si ferma mai, migliaia di euro a post per una delle frontiere della (post)modernità liquida.

L’operazione della Guardia di Finanza conferma come sia urgente stabilire regole stringenti per chi opera in questo comparto, sia allo scopo di garantire maggiore trasparenza e correttezza agli utenti, sia per assicurare che tutti i proventi legati ad attività di influencer marketing siano correttamente dichiarati al Fisco e soggetti a tassazione come prevede la legge. Indagare e portare in evidenza la sproporzione tra i redditi dichiarati, il numero di iscritti o di visualizzazioni sui propri canali web e la disponibilità di beni di lusso è la strada che consente di vederci chiaro, recuperando come in questo caso preziose risorse per le casse pubbliche. Ma non basta: bisogna estendere l’indagine, c’è da vederci chiaro anche su altro (in primis la sponsorizzazione di alberghi, resort di lusso e spa, come chiediamo da tempo a piena voce) per fare finalmente piena chiarezza su guadagni, rimborsi e affini.

Sono soddisfatto che quanto sta emergendo confermi la bontà del lavoro che quotidianamente portiamo avanti. Sono contento che sollevare il tema (come facciamo da anni), portare all’attenzione delle istituzioni e della pubblica opinione la questione, dare seguito a un’inesausta attività al fianco delle autorità (denunciare, denunciare, denunciare!) per stimolarne e accompagnarne la funzione, si sia dimostrato l’unico modo per ottenere che qualcosa, finalmente, cambi. E mi riempie di personalissima soddisfazione sapere che molte persone comuni comincino a cambiare idea, a mettere in discussione i “valori” (si fa per dire) rappresentati da questi maestri del nulla.

Il mondo, finalmente, sembra (almeno per un momento) girare nel verso giusto: chi fa del lusso e del profitto personale l’unico scopo dell’esistenza umana si trova – finalmente – a dover rispondere del suo contributo alla collettività. Ognuno valuta a suo modo, ma a noi sta bene così. Perché gli influencer, per deformazione professionale, tengono in genere all’apparenza; ma noialtri, gente più pratica, ci fermiamo prima: e niente ci piace come la trasparenza, che fa vedere le cose sempre per quello che sono.

 

 

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *