Diciamo basta alle borracce nocive!


Cari amici, come se non avessimo abbastanza da fare si apre un nuovo fronte per le nostre iniziative: con un esposto inviato a Ministero della Salute, Antitrust e Procura della Repubblica di Roma, abbiamo infatti chiesto l’adozione di misure urgenti sul fronte della commercializzazione in Italia di borracce per la conservazione dell’acqua potabile, compreso il sequestro a scopo cautelare degli stessi prodotti.

Come sapete, infatti, negli ultimi anni il settore ha vissuto un vero e proprio boom: quello che una volta era considerato un oggetto di nicchia, nato per gli sportivi e gli alpinisti, è oggi parte della routine quotidiana di moltissimi. Di più: è quasi un oggetto di culto contemporaneo. Non a caso, di recente sono tanti i VIP o sedicenti tali intenti a farsi fotografare con uno di questi oggetti, per lo più colorati, più o meno ecosostenibili e di design, a ogni occasione possibile: tanto che le borracce, dice qualcuno, sono “diventate la nostra ossessione“.

Bene, è stato il nostro pensiero: se la diffusione delle borracce è tanto rapida, le garanzie di sicurezza devono essere ancora maggiori. Per questo ci siamo rivolti alla scienza, e per questo la nostra iniziativa legale si basa su una valutazione scientifica: una ricerca condotta dal Prof. Matteo Vitali, Professore Ordinario di Igiene dell’Università di Roma La Sapienza, che attesta la cessione nell’acqua di metalli e sostanze potenzialmente nocive per l’uomo.

Nello specifico lo studio ha preso in esame 20 prodotti di differente capienza (da 350 a 1000 ml), realizzati in differenti materiali (acciaio inox, alluminio anche riciclato, materiali plastici e silicone) e destinati alla popolazione adulta o alla popolazione pediatrica.

Si legge nell’esposto:

Per quanto riguarda la conformità ai Regolamenti CE e alle norme nazionali sui MOCA, solo alcune borracce riportano in etichetta le informazioni necessarie al loro corretto utilizzo ed elementi utili per la loro rintracciabilità. Quindi si palesa già un profilo di violazione degli standard di etichettatura per il quale è necessaria una istruttoria dell’Antitrust. Sul fronte sanitario i risultati ottenuti mostrano poi assenza di cessione di composti organici dalle borracce in plastica e, al contrario, fenomeni di cessione di elementi inorganici da tutte le borracce testate. In particolare l’elemento Alluminio è ceduto da tutte le borracce metalliche; gli elementi Antimonio, Bario, Boro, Cadmio, Cobalto, Gallio, Molibdeno, Nichel, Rubidio, Stagno, Stronzio sono ceduti solo da alcune tipologie di borracce; Berillio, Bismuto, Calcio, Cerio, Cromo, Ferro, Fosforo, Lantanio, Litio, Magnesio, Manganese, Potassio, Rame, Silicio, Sodio, Piombo, Titanio, Vanadio e Zinco sono ceduti da pressoché tutte le tipologie di borracce; gli elementi Cesio, Niobio, Tellurio, Zirconio non sono ceduti da nessuna tipologia di borraccia. La presenza di metalli estranei quali Cromo, Bismuto, Manganese, Bario, Rame, Zinco, etc. nelle cessioni di borracce in Alluminio fanno supporre che il materiale di fabbricazione possa derivare anche da processi di recupero/riciclo, elementi critici se condotti senza le dovute attenzioni necessarie per garantire la conformità a quanto previsto dalla normativa vigente sui materiali destinati al contatto con alimenti (MOCA)”.

E ancora:

L’acqua test erogata dalle borracce in studio è tuttavia risultata, per i tempi di contatto esaminati, sempre conforme ai requisiti previsti dalla normativa vigente sulle acque destinate al consumo umano (D.Lgs 31/2001 e s.m.i.) – precisa il Codacons – ma è indubbio che l’utilizzo delle tipologie di borracce testate determini un incremento della concentrazione di numerosi elementi chimici, peggiorando di fatto la qualità dell’acqua in esse conservata. In un’ottica di valutazione del rischio, è possibile prevedere che le cessioni, sommate al contenuto originario dell’acqua potabile per gli stessi elementi, possano determinare superamenti dei limiti e quindi rendere non conforme ai limiti previsti dal suddetto decreto l’acqua erogata dalle borracce stesse”.

Staremo a vedere che succederà, ma è certo che ci sia da approfondire la questione. Intanto, sulla base delle evidenze della ricerca citata, abbiamo chiesto al Ministero della salute, all’Antitrust e alla Procura della Repubblica di Roma di attivarsi, ognuno per i profili di propria competenza, per adottare le dovute misure a tutela della salute umana. Compreso, in caso di necessità, il sequestro cautelare delle borracce oggi commercializzate sul nostro territorio. Sulla salute non si scherza: e noi al riguardo non scherziamo mai!

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