Cristian Molnar, 25 anni; Patrizia Cormos, 20 anni; e Bianca Doros, 23 anni. Sono questi i nomi dei tre ragazzi coinvolti nella tragedia del Natisone, la terribile vicenda che nei giorni scorsi ci ha tenuti incollati agli schermi, nella speranza di un lieto fine. Lieto fine che, purtroppo, non è arrivato.
Fin dal momento dei fatti, vista la dinamica, una domanda si è fatta strada nell’opinione generale: i tre giovani si sarebbero potuti salvare? Un interrogativo terribile e assillante, inevitabile e angosciante, cui le famiglie coinvolte rispondono affermativamente:
“Se i soccorsi fossero partiti tempestivamente, ovvero nel momento in cui la povera Patrizia li ha richiesti, oggi i ragazzi sarebbero vivi e a casa con i loro genitori“.
Sotto accusa, è chiaro, c’è la macchina dei soccorsi: non solo per le 4 chiamate di Patrizia al 112, non solo per i ritardi dell’elisoccorso. Il sospetto è che possa esserci stata una qualche sottovalutazione della situazione, tardando a riconoscerne la drammaticità. Per ora la Procura indaga per omicidio colposo, e tenta di determinare eventuali responsabilità: l’attenzione degli inquirenti è rivolta sull’operato della centrale unica per le emergenze, il 112, e dei Vigili del fuoco.
A questo punto non c’è altro da fare: bisogna andare fino in fondo, ricostruire al più presto l’accaduto e la timeline dei fatti senza fare sconti a nessuno. Per questo abbiamo presentato formale istanza di costituzione di parte offesa dinanzi la Procura di Udine, chiedendo alla magistratura di procedere per il reato di omicidio con dolo eventuale.
Abbiamo scritto nell’esposto:
“Ci sono diverse questioni sui soccorsi che non tornano. Perché la ragazza ha dovuto fare ben 4 telefonate al 112 per avere i soccorsi? Perché è stato inviato un elicottero che partiva da una stazione distante 100 km quando ve ne era disponibile uno a soli 8 minuti di distanza? Perché i soccorsi hanno impiegato tutto quel tempo a giungere sul posto? Ritiene la scrivente associazione che la fattispecie possa sussumersi non già nel reato di omicidio colposo bensì nell’ omicidio doloso stante l’elemento soggettivo del dolo eventuale. Come noto la linea di confine tra il dolo eventuale e la colpa cosciente risiede nella accettazione del rischio da parte del soggetto agente Nel caso che qui ci occupa sembrerebbe che la situazione sia stata sottovalutata dall’operatore o dagli operanti così da giungere in ritardo sul luogo della tragedia. Ragione questa che potrebbe aver determinato il ritardo nell’arrivo dei soccorritori o ancor di più l’avere impiegato un elicottero distante 100 km e solo successivamente uno più vicino. Tale dinamica dei fatti farebbe appunto propendere a pensare che vi sia stata l’accettazione del rischio del verificarsi dell’evento sottovalutando le richieste di aiuto dei 3 ragazzi così da configurare il dolo eventuale”.
Staremo a vedere cosa accadrà, ma una cosa è certa: individuare i responsabili, in casi come questi, non è un esercizio inquisitoriale e non ha il solo scopo di reprimere, di punire errori e negligenze. L’obiettivo finale della ricerca della verità, in queste occasioni, è evitare che fatti del genere ricapitino, che tragedie simili possano ripresentarsi. Per questo non c’è alternativa: bisogna vederci chiaro, e individuare le responsabilità dell’accaduto. Solo così, infatti, eviteremo altri drammi come quello del Natisone, altri interrogativi, altro dolore.