Caro Pigi, solo in Italia finisce alla gogna chi denuncia (e non chi sbaglia)


Ci sarà una ragione se i giornali italiani sono ormai in crisi nerissima di lettori, che non si trovano quasi neanche più a pagarli. Evidentemente, per moltissimi ormai leggere le principali testate equivale a una vero e proprio supplizio: e non per la crudezza dei temi trattati, ma per l’assoluta incapacità di capire qualcosa della realtà, di cogliere e raccontare le dinamiche fondamentali dei nostri tempi.

Oggi, per esempio, Pierluigi Battista ha voluto affrontare la questione del pandoro e della multa dell’Antitrust a Chiara Ferragni: un tema che evidentemente lo appassiona, visto che ne ha già parlato in questi giorni difendendo l’influencer e attaccando quella che definisce “la solita, maleodorante patologia italiana: si alzano i patiboli, il tribunale del popolo indignato emette sentenze, il linciaggio, il branco contro una persona isolata” (addirittura, il branco contro una persona isolata!) che secondo lui è il vero problema del nostro Paese. Stavolta il Nostro reitera, concentrando ancora una volta l’attenzione non su chi ha sbagliato (Chiara Ferragni, colpita dalla sanzione dell’Autorità deputata a garantire la concorrenza – l’AGCM), per cui non c’è mezza parola di condanna, ma su chi ha contribuito a segnalare e denunciare l’accaduto (cioè il Codacons) caratterizzato a suo dire da una “sistematicità famelica” e intenzionato a insinuarsi “nella diatriba giudiziaria che puntualmente segue il linciaggio sui social“.

Prendiamo atto: per Battista evidentemente un’Associazione come il Codacons – che difende i consumatori per statuto – non deve occuparsi di truffe e inganni ai cittadini. Se una influencer con 30 milioni di follower viene multata e indagata per una vicenda che ha coinvolto centinaia di migliaia di consumatori, deve fare finta di niente e fregarsene degli acquirenti danneggiati.

Caro Pigi, non c’è da stupirsi se i lettori dei vostri giornali non ne vogliono quasi più sapere: ed è che da troppo tempo su quelle colonne il mondo è visto al contrario, senza capire un’acca di quello che vi succede dentro. Prima di tutto, è vero l’opposto di quello che c’è scritto nell’articolo: ma quale “linciaggio sui social“, quella che sta avvenendo una critica di massa da parte di persone che si sono finalmente accorte di avere di fronte un Regno del Nulla. Una critica, a parte eventuali toni violenti e insulti (sempre da condannare), sacrosanta. E poi, non è neanche vero che la diatriba segue il linciaggio: semmai lo precede, visto che l’indignazione sul web prende le mosse dalla multa dell’Antitrust, ed è esplosa quando la gente comune si è accorta dell’accaduto (“aver attuato una pratica commerciale scorretta per aver pubblicizzato il “Pandoro Pink Christmas”, “griffato” Chiara Ferragni, lasciando intendere ai consumatori che, comprandolo, avrebbero contribuito a una donazione all’Ospedale Regina Margherita di Torino per acquistare un nuovo macchinario per le cure terapeutiche dei bambini affetti da Osteosarcoma e Sarcoma di Ewing”). Inoltre, la cosa davvero ridicola e grottesca è che Battista, dimostrando una totale ignoranza sul caso, non sa che la vicenda del pandoro-gate nasce proprio da una denuncia del Codacons (che ha portato prima alla sanzione dell’Antitrust, poi all’inchiesta delle Procure). Quindi se c’è qualcuno che si insinua nella questione senza averne alcun titolo, quello è proprio Pierluigi Battista, al quale consigliamo di aprire il codice penale e studiare cosa sia una truffa aggravata, in modo da evitare in futuro altre figuracce. 

Con questa sconclusionata polemica contro chi, alla fine, aveva ragione, è Battista stesso a coprirsi di ridicolo, e non il Codacons che doverosamente ha provveduto a segnalare quello che andava segnalato quando tutti (Battista compreso) dormivano. A maggior ragione se – come è evidente – Battista non si rende conto della gravità di una vicenda in cui è dovuta intervenire – con parole pesantissime – la massima autorità di vigilanza sul mercato, e se addirittura finisce per prendere le parti di qualcuno che, davvero, non lo merita. Proprio per aiutarlo a focalizzare la serietà della cosa, che finora non ha inquadrato neanche vagamente, rimetto un breve passaggio del provvedimento Antitrust:

Secondo l’Antitrust questa pratica ha limitato considerevolmente la libertà di scelta dei consumatori facendo leva sulla loro sensibilità verso iniziative benefiche, in particolare quelle in aiuto di bambini affetti da gravi malattie.

C’è poco da inventarsi, di fronte a queste evidenze. Si tratta di fatti così gravi che solo il Codice Penale può mettere a posto le cose. Speriamo che anche Battista – che non sa neanche cos’è la class action, a che titolo si avvia e via dicendo – se ne accorga, e la smetta di rendersi protagonista di una scena tutto italiana: in un Paese dove anche i bambini preferiscono interpretare i ladri invece delle guardie, la contestazione feroce di chi denuncia (e non di chi sbaglia) è sport nazionale. Ma rimane un concetto sbagliato, da qualunque punto si guardi alle cose.

 

P.S. Se nel corso del 2023 il Codacons ha raccolto un totale di 16.900 citazioni sulla stampa, non sarà forse che mass media e giornalisti come Battista hanno “fame“ di Codacons e delle nostre “class action”? È triste constatare l’invidia di pur bravissimi giornalisti affamati di comparire ma inesorabilmente chiusi nella loro piccola cerchia di lettori…

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