Che strazio, ormai, il 25 aprile.
Non certo per la celebrazione in sé, più che necessaria per la memoria collettiva – essendo la Liberazione d’Italia un evento storico e, aggiungo io, un fatto importante per le nostre vite attuali: senza, infatti, faremmo ancora tutti il passo dell’oca. Ma per quello che questa data ormai scatena, per quello che gli gira intorno: e in particolare, per il teatrino che a ogni edizione va in onda tra sedicente “sinistra” e supposta “destra”. Teatrino che si scatena già dai primi del mese di aprile e che monopolizza il dibattito pubblico non appena comincia a sentirsi nell’aria l’approssimarsi delle festività più politiche del nostro calendario: 25 aprile e primo maggio.
Un gioco delle parti stucchevole in cui un gruppo ha giocato la parte del “proprietario” della celebrazione e ha delegittimato l’altro, costringendolo – tramite un bombardamento quotidiano – a rinnegare la propria origine (il MSI) o comunque a prenderne le distanze in tutti i modi e a tutte le ore del giorno e delle notte. A “sinistra” infatti gongolano, e non da oggi, all’idea di far scivolare, proprio sul tema dell’antifascismo, la “destra” ex-fascista. Dall’altra il Governo e i partiti collegati, che hanno portato avanti per settimane questo sforzo, a volte palesemente forzato, in alcuni casi palesemente falso, per marcare la distanza rispetto al regime di Mussolini e a tutto quello che anche solo vagamente lo ricordi – gettando a mare tutto per di ottenere l’immunità dalle acccuse tamburellanti degli avversari. Costretti a una costante presa di distanza dalle proprie origini, come se avessero firmato loro le leggi razziali, o si fossero alleati con la Germania di Hitler in prima persona: una follia totale.
Io, onestamente, trovo tutto questo circo inutile, sgradevole e ormai ripetitivo. Anche questo 25 aprile è passato (e per fortuna), ma l’impressione ormai è che al prossimo giro della ruota ricomincerà la recita dallo stesso punto in cui si è interrotta: Tizio riprenderà a chiedere conto a Caio del suo passato, Caio ribatterà che anche i nonni di Tizio hanno le loro colpe e improvviserà assurde patenti antifasciste (cui non crederà nessuno), Tizio e Caio infine si accuseranno di crimini assurdi risalenti al secolo passato davanti a un pubblico attonito che, di questi temi, letteralmente se ne frega. Per le persone comuni, di fatto, parliamo di storie sepolte nel passato, di vicende ormai dimenticate, in una parola: di cadaveri.
Io invece ho questo sogno, per il prossimo 25 aprile. Invece di intentare processi pubblici al passato altrui, o di pretendere assurde scuse dopo mezzo secolo, o di sfruttare strumentalmente una celebrazione che dovrebbe essere di tutti, non sarebbe meglio se ognuno rimanesse sé stesso, affermando i propri principi, facendo capire ai cittadini con la forza delle proprie idee e delle proprie convinzioni che significa schierarsi dalle due parti? Non sarebbe bello un 25 aprile in qualche modo “laico”, senza tonnellate di retorica, senza patentini d’antifascista e senza giochi strumentali della peggior politica?
Io dico di sì, sarebbe un sogno: è proprio per questo, temo, che non lo vedremo mai.