Volkswagen. Anche le associazioni ambientaliste dei consumatori travolte dallo scandalo?

Lo scandalo mondiale della Volkswagen rischia di trascinare con se non solo 11 milioni di automobili diesel per le quali le emissioni sono state falsificate, ma anche alcune associazioni dei consumatori italiane ed enti ambientalisti di primissimo piano.

Nel marasma di dichiarazioni e notizie che in queste ore si susseguono a ritmo vertiginoso, a noi del Codacons non è sfuggita una paradossale circostanza: alcuni soggetti che oggi si scagliano contro la casa automobilistica tedesca, ieri erano loro partner in campagne a favore dell’ambiente.

Ad esempio sul web è reperibile il libro “Pubblicità sociale” di Giovanna Gadotti, che analizza il rapporto tra pubblicità e cause sociali, all’interno del quale si fa esplicito riferimento ad una vecchia campagna condotta da Volkswagen e Legambiente dal titolo: “Il nostro futuro è legato a quello del nostro ambiente”.

In una intervista rilasciata alla rivista Vita nel 2001, Marco Chelazzi, Responsabile Marketing della Volkswagen, parlando degli spot della casa tedesca per il sociale, dichiarava: “Con Amnesty, con Legambiente, con la Fao, abbiamo sempre privilegiamo l’impiego di risorse economiche per dare maggiore visibilità al lavoro. Insomma, non facciamo la donazione classica, ma preferiamo dare strumenti alle associazioni per aumentare la loro notorietà e migliorare la raccolta dei fondi”.

In sostanza, la stessa Legambiente oggi fa comunicati contro Volkswagen affermando che si tratta di uno “scandalo che apre scenari non soltanto economici… le ripercussioni sulla salute e sull’ambiente potrebbero essere ben maggiori di quanto stimato finora”, ieri andava a braccetto con la casa automobilistica.

Per non parlare di alcune associazioni dei consumatori italiane di stampo parasindacale (ossia legate a stretto giro a sindacati come la Cgil) le quali, intervenendo sul caso Volkswagen, hanno tuonato contro le class action a tutela degli automobilisti annunciate da più parti in questi giorni, spiegando che no, la class action non s’ha da fare, e dimostrando così di avere forse più a cuore i diritti dei lavoratori (se le azioni collettive dovessero andare in porto non sarebbero da escludere ripercussioni per i lavoratori della casa automobilistica sia all’estero che in Italia) che quelli dei consumatori.

O, molto più semplicemente, di ignorare totalmente la legge, dal momento che se è vero che la norma italiana sulla class action è alquanto lacunosa, non lo è affatto quella in vigore negli Usa, paese dove il Codacons ha deciso di tutelare gli automobilisti, collaborando con gli studi legali americani che stanno per avviare la causa collettiva contro il marchio tedesco. (Per info e adesioni www.codacons.it).

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