Cari amici,
di questi tempi avere figli bravi a scuola conviene: non soltanto in prospettiva futura, ma anche e soprattutto per le nostre tasche.
Questo perché chi va male a scuola e deve recuperare le “rimandature” ha spesso bisogno di ripetizioni private che, ahimè, sono un vero salasso!
Ed anche in questo l’Italia è letteralmente spaccata in due.
Vi faccio alcuni esempi: Milano è la città più cara. Un’ora di ripetizioni per una materia scientifica costa all’incirca 23 euro, contro i 12,50 euro per le materie umanistiche. Roma, invece, si ferma rispettivamente a quota 22 euro e 10.
Tutt’altro discorso per il Sud Italia: a Napoli, ad esempio, un’ora di lezione di matematica o fisica costa 10,50 euro, mentre per una materia letteraria bastano anche 5 euro.
Stando ai risultati di alcuni studi, il giro d’affari delle ripetizioni private si aggira attorno al miliardo di euro, il tutto – chiaramente – in nero.
La Fondazione Einaudi – che proprio sul tema ha condotto una ricerca – ci dice, infatti, che il 90% degli intervistati ha dichiarato, in barba al fisco!, di non aver ottenuto nessuna ricevuta dal prof di ripetizioni.
Il dato forse più sconvolgente è che il 70% dei genitori ha affermato di aver reclutato il docente privato proprio tramite l’istituto scolastico frequentato dal figlio.
Ma, se la memoria non mi inganna, nel lontano 2007 per gli “idei” o corsi di recupero erano stati stanziati 240 milioni di euro.
Poi, come per la sanità pubblica, i finanziamenti si sono incredibilmente ridotti fino a rendere impossibile per le scuole organizzare i corsi di recupero, costringendo genitori e studenti a rivolgersi al “settore privato”, se così possiamo definirlo.
Questo tipo di scelta grava moltissimo sul bilancio familiare, specie se il singolo studente deve recuperare più materie. Ma, ancor più grave è il fatto che spesso va a lezione soltanto chi se lo può permettere con la conseguenza che, ormai, anche la scuola è tornata ad essere “di classe”.
Se per proseguire la propria carriera scolastica, lo studente è costretto a pagare per recuperare i debiti, vien da sé che chi non può pagare non avrà mai la possibilità di andare avanti. Dovrebbe essere la scuola in primis ad occuparsi di colmare le lacune dei propri alunni, garantendo equità e pari diritti e non trasformando la scuola in un business in cui vige soltanto la “legge del più ricco”. Sinceramente, trovo tutto questo mercato nero – che si autoalimenta per le incompetenze della nostra amministrazione – una sconfitta e un fallimento per l’istruzione pubblica.
Se è vero che “la cultura è l’unico bene dell’umanità che, diviso fra tutti, anziché diminuire diventa più grande”, non possiamo e non dobbiamo ridurre tutto ad una mera questione di soldi.
A presto,
CR