Cari Amici,
riflettevo sul fatto che i normali cittadini dovrebbero amare il Fisco e apprezzare quando ricevono una cartella esattoriale pensando che con quei soldi potranno godere di tanti benefici servizi, potranno continuare a andare in ospedale e in farmacia senza pagare quasi nulla e altri pensieri positivi. Ma allora perché i comici fanno battute su quanto è odiato il fisco? Probabilmente perché gli italiani sono abituati a vivere, almeno da Roma in giù, in città sporche, con i bus che non fanno salire i disabili e che al meglio delle aspettative arrivano alla fermata ogni mezz’ora costringendo i più a usare l’odiata e costosissima macchina. Ma non basta: chi ha figli o nipoti vede che le scuole gli chiedono di portare da casa la merenda o il pranzo quando non la carta igienica per i bagni. Ma allora – si chiedono i cittadini – perché io pago tanto di tasse e se sbaglio mi arriva una mazzata terribile che mi fa rimpiangere il giorno in cui son nato? Perché non capisce, chi amministra questo benedetto fisco, che la prima cosa è rendere facile pagare le tasse? Il cittadino dovrebbe ricevere un gentile signore a casa che lo aiuta a compilare la dichiarazione dei redditi, e invece deve pagare il fiscalista o il CAF e poi se fa un errore non può prendersela con nessuno ma deve pagare inesorabilmente multe e supermulte cominciando a coltivare dentro di sé il senso di odio e di avversità tipici di chi ha a che fare con un “nemico” più che con chi lavora per fornirti il necessario per i servizi che ti servono in un mondo civile, scuole, parchi verdi, trasporti pubblici efficienti, ospedali puliti e senza liste di attesa..
Ma se apri il giornale e leggi che il Fisco nel 2013 manda una sanzione di 170 euro a una bambina di 7 anni che risponde “pignoratemi pure il triciclo“, o la signora che riceve una cartella di 528.000 euro con una pensione di 1130 euro per debiti familiari, o quel poveretto che a Yolanda di Ferrara ricevette una cartella pazza di 800 milioni di euro: allora non hai più fiducia non hai più amore per chi lavora per lo Stato e per il suo benessere ma astio e avversità.
Prendiamo il mio caso personale: anni fa mi arriva una cartella altissima con un elenco di una cinquantina di multe da pagare e mi mettono l’ipoteca sulla casa. Cerca cerca scopro che le maggior parte di quelle multe le avevo pagate o i giudici di pace le avevano annullate. Allora faccio un esposto alla magistratura che processa il funzionario di Equitalia per abuso di atti di ufficio perché non aveva controllato bene prima di mandare la cartella. Ebbene il Giudice alla fine lo assolve perché non era sua intenzione far del male al cittadino e quindi mancava il “dolo”, che per punire un funzionario per abuso di atti di ufficio serve obbligatoriamente. E così quei funzionari , rafforzati da sentenze come quella, proseguono a sbagliare accampando come scusante la mancanza di dolo! Ora poi me ne è capitata un’altra: nel lontano 1998, in età “giovanile”, avevo aperto un conto in una banca in Costa Azzurra dove andavo tutti gli anni in vacanza al mare, e ad accompagnare mio zio Geppino nei suoi giri di appassionato di roulette; ma naturalmente, ligio alle leggi (come dice Totò), avevo dichiarato al fisco nella mia denuncia dei redditi del 1999 conto e versamento. Ora però per poter riavere i miei soldi ho dovuto fare la pratica di rientro dei capitali e mi ritroverò con grande scorso (un po’, lo ammetto, meritato per la mia superficialità data dall’essermi dimenticato di dichiarare anche negli anni successivi l’esistenza di quel conto) nel solito elenco di “evasori” appena qualche funzionario infedele se lo venderà alla stampa. Che fare? Per fare pace con il Fisco serve innanzitutto semplificare le procedure, poi punire prima i grandi evasori e solo dopo i piccoli, poi perdonare gli errori in buona fede: insomma cercare di comprendere chi sbaglia ma dà o ha dato segni evidenti di avere sbagliato in buona fede e non per frodare il fisco; e poi soprattutto creare un sito, un portale dove per ogni tassa incassata, dallo Stato dalla Regione e dal Comune si scrive a fianco come sono stati spesi quei soldi nell’interesse dei cittadini.
A presto,
Carlo