Cari amici,
la mancanza di acqua per le città dello Stretto è diventata, purtroppo, una routine. Con cadenza regolare, il collegamento con l’acquedotto di Fiumefreddo si interrompe a causa di frane e smottamenti, lasciando i cittadini di Messina a secco. Questa volta, però, la situazione è più seria del previsto.
Nei giorni scorsi, è piovuto talmente tanto che il terreno, già dissestato e poco sicuro, non ha retto: una frana a monte delle tubature dell’acquedotto ha pressato il tubo idrico fino a spaccarlo. E l’Amam, l’Azienda Meridionale Acque Messina, non ha potuto, o saputo, fare altro che interrompere la fornitura idrica per scongiurare la catastrofe.
Messina è, quindi, senza acqua da sei giorni. I cittadini non possono bere, mangiare, lavarsi e sono costretti a ore di fila davanti alle cisterne, spesso illegali, per riempire le taniche. Università, scuole, uffici, negozi e ristoranti sono chiusi. Insomma, una situazione vergognosa che rischia di sfociare in una emergenza igienico-sanitaria vera e propria.
Poche ore fa il sindaco di Messina, Renato Accorinti, ha annunciato che “il guasto dovrebbe essere riparato”, ma i cittadini dovranno aspettare altri due giorni per poter ritornare alla normalità. Assurdo!
E’ inaccettabile che nel 2015 una frana riesca a mettere in ginocchio una popolazione intera! E non basta infuriarsi, come ha fatto il Premier Matteo Renzi, o chiedere lo stato di calamità naturale. Non basta riparare un tubo e sperare che la faccenda finisca nel dimenticatoio.
Il vero problema, infatti, non è il tubo che si rompe, ma il dissesto idrogeologico, un problema di cui il governo sembra essersi completamente dimenticato. Eppure i numeri parlano chiaro: dal 2000 al 2014 sono stati 2000 gli eventi alluvionali; negli ultimi 70 anni, frane e allagamenti hanno causato 5455 morti.
L’Italia è un Paese martoriato dal dissesto idrogeologico e il governo deve mettersi in testa che la messa in sicurezza del territorio nazionale non può più passare in secondo piano: bisogna intervenire, concretamente.
Sono stanco di sentirmi ripetere che i fondi non ci sono. Ci sono eccome. Basterebbe tagliare le risorse a quei settori in cui si è già investito tanto e inutilmente in passato, proprio come la difesa.
Non c’è più tempo per aspettare, bisogna darsi una mossa!
A presto,
Carlo