Ancora violenze sugli animali, ancora denunce in Procura!


Altre due iniziative che mi fa piacere raccontare da parte di Assofido, il dipartimento del Codacons (appena nato ma già in piena attività) dedicato alla tutela dei diritti degli animali.

1 – Abbiamo presentato un esposto alla Procura della Repubblica di Frosinone in merito al caso della capra uccisa ad Anagni da alcuni ragazzi nel corso di una festa: a quanto pare infatti, presso un agriturismo, alcuni ragazzi hanno preso ripetutamente a calci in testa una capretta che si trovava all’interno dell’agriturismo fino ad ucciderl. Nel filmato diffuso sui social si vede anche un giovane mentre trasporta l’animale su una carriola per poi lanciarlo dalla finestra. Una vergogna assoluta, un momento di decadimento totale per l’essere umano che commette atti del genere: senza parlare di chi ha filmato l’accaduto senza intervenire o fermare il barbaro e codardo gesto. Si legge nell’esposto:

La scrivente Associazione ritiene che non ci siano scuse dinanzi alla becera azione compiuta dai giovani in quanto trattasi di una pratica abietta e vile che nessuna motivazione reale può giustificare – si legge nell’esposto – Nella vicenda in esame parrebbero potersi ravvisare profili di rilevanza penale, tali da richiedere il sollecito intervento dell’Autorità adita. Nella specie, le condotte suesposte, per come rappresentate, parrebbero potersi sussumere nella fattispecie delittuosa prevista e punita dall’articolo 544 ter del Codice Penale, nelle caratteristiche declinate dalla giurisprudenza di legittimità in punto di maltrattamento di animali, secondo cui «Chiunque, per crudeltà o senza necessità, cagiona una lesione ad un animale ovvero lo sottopone a sevizie o a comportamenti o a fatiche o a lavori insopportabili per le sue caratteristiche etologiche è punito con la reclusione da tre a diciotto mesi o con la multa da 5.000 a 30.000 euro»”.

Di fronte alla crudeltà inaudita messa in campo dai responsabili della violenza, non abbiamo avuto scelta e abbiamo chiesto alla Procura di Frosinone “di voler utilizzare ogni strumento investigativo consentito dalla legge e dal rito allo scopo di predisporre tutti i controlli necessari per accertare quanto esposto ed in caso positivo di verificare il configurarsi di eventuali illeciti e responsabilità, oltre che, in caso affermativo, di esperire l’azione penale”.

2 – Abbiamo  presentato un esposto alla Procura della Repubblica di Reggio Emilia in merito al caso dei gatti abbandonati a Carpineti. L’episodio risale alla metà di agosto: in molti hanno segnalato come una donna abbia lasciato i cuccioli di due mesi nell’area di sosta del Comune montano. Si legge nell’esposto:

L’Associazione vuole portare all’attenzione dell’Autorità in indirizzo il grave episodio verificatosi presso il comune emiliano di Carpineti, ove si è assistito all’ennesimo atto di abbandono nei confronti di un animale domestico […] Rifiutarsi intenzionalmente di prendersi cura del proprio animale, consapevoli della sua incapacità di poter provvedere autonomamente a sé stesso è un reato tanto grave quanto quello dell’allontanamento fisico […] Nella vicenda in esame parrebbero potersi ravvisare profili di rilevanza penale, tali da richiedere il sollecito intervento dell’Autorità adita. Nella specie, le condotte suesposte, per come rappresentate, parrebbero potersi sussumere nella fattispecie delittuosa prevista e punita dall’articolo 727 del Codice Penale nelle caratteristiche declinate dalla giurisprudenza di legittimità in punto di Abbandono di animali. Recita il succitato articolo: «Chiunque abbandona animali domestici o che abbiano acquisito abitudini della cattività è punito con l’arresto fino ad un anno o con l’ammenda da 1.000 a 10.000 euro. Alla stessa pena soggiace chiunque detiene animali in condizioni incompatibili con la loro natura, e produttive di gravi sofferenze»“.

In entrambi i casi, denunciare è un atto dovuto; e ora c’è bisogno di punizioni vere per i responsabili, in modo da ricordare a chiunque abbia di queste (assurde, patologiche) intenzioni le conseguenze derivanti da violenze e sevizie. Per questo abbiamo chiesto alle due Procure “di voler utilizzare ogni strumento investigativo consentito dalla legge e dal rito allo scopo di predisporre tutti i controlli necessari per accertare quanto esposto ed in caso positivo di verificare il configurarsi di eventuali illeciti e responsabilità, oltre che, in caso affermativo, di esperire l’azione penale“. Solo tramite il ricorso alla Legge – non certo alla giustizia privata, come pensano alcuni – possiamo porre fine a uno scempio del genere.

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