LE RAGIONI DI PENIA

A Rimini dal 17 al 20 ottobre 2008, si è svolta la 34° edizione delle Giornate Internazionali di studio, organizzate dal Centro Pio Manzù*.

Titolo: “Le ragioni di Penia“. Il sottotitolo recitava “La coscienza della prosperità: per una nuova economia morale“.

Ma cosa ha a che vedere Penia, dea della povertà, con la prosperità?

I massimi esperti del settore si sono dati appuntamento per cercare di rispondere a questa domanda.

Oggi il benessere mal distribuito ed i meccanismi imperfetti della globalizzazione, stanno determinando la comparsa di nuove povertà anche nei paesi più sviluppati, toccando in questo modo i ceti storicamente più protetti che, minacciati dal decremento del potere di acquisto, s’interrogano sul proprio futuro di consumatori.

Queste giornate hanno offerto uno spunto di riflessione sul come proporre un nuovo ordine di abbondanza che esalti un’economia della relazione e dell’altruismo, della disponibilità e del dono, dell’interesse generale.

Perché non dimentichiamo che l’unione tra Penia e Poros (dio che impersona la ricerca degli espedienti per la sopravvivenza) genera Eros (amore), senza il quale non si possono raggiungere gli obiettivi suddetti ed auspicati.

L’unica associazione di consumatori d’Europa invitata a questo evento è stato il Codacons, nella persona del sottoscritto che, seduto al fianco di eminenti personalità della politica mondiale e nazionale, di rappresentanti delle organizzazioni umanitarie che operano in tutto il mondo, di professori universitari e scienziati, personaggi del mondo dell’informazione e dello spettacolo, ha partecipato ai lavori fornendo un contributo prezioso per tracciare linee guida per future analisi e progetti.

Durante una di queste giornate di studio, domenica 19 ottobre, ho anche presentato una relazione dal titolo “La borsa della spesa tra diritti e soprusi” ad un tavolo mi ha visto a confronto diretto con il Professor Serge Latouche**, il Professor Benjamin Friedman***,  il Garante per la sorveglianza dei prezzi Antonio Lirosi****, ed il giornalista Charles Fishman*****.

Cliccate qui per leggere tutto, e apriamo un bel dibattito!
(file formato .pdf – dim. 64 Mb)

*Il Centro Internazionale di Ricerche Pio Manzù, organismo in status consultivo generale con le Nazioni Unite, opera dal 1969 come Istituto di Studi per l’approfondimento dei principali temi economici e scientifici che concernono il rapporto dell’uomo con il suo ambiente.

**Serge Latouche (Francia) Professore emerito di Scienze Economiche all’Università di Paris-Sud (Orsay);

*** Benjamin Friedman (USA) Professore di Economia Politica ad Harvard;

**** Antonio Lirosi, Garante Nazionale per la sorveglianza dei prezzi;

***** Charles Fishman (USA) giornalista;

Segue l’elenco di tutti i partecipanti all’evento internazionale.

Claudio Scajola, Ministro dello Sviluppo Economico, Roma;

Alberto Ravaioli, Sindaco di Rimini;

Ferdinando Fabbri, Presidente della Provincia di Rimini;

Lorenzo Cagnoni, Presidente Giunta Esecutiva, Centro Pio Manzù;

Asma al-Assad First Lady della Siria;

Gunnar Ortmann, Rappresentante del Primo Ministro Danese;

Jan Eliasson (Svezia) Consigliere Speciale delle Nazioni Unite;

Massimo Cacciari, Sindaco di Venezia;

Graça Simbine Machel Mandela (Mozambico) Fondatrice e Presidente della Foundation for Community Development;

James J. Heckman (USA) Premio Nobel per l’Economia (2000);

Stefano Lucchini, Direttore Relazioni Istituzionali e Comunicazione, ENI, Roma;

Fiorenzo Stolfi, Segretario di Stato per gli Affari Esteri, Repubblica di San Marino;

Francesco Morace (Italia) Direttore del Future Concept Lab;

Michel Martone (Italia) professore di Diritto del Lavoro alla Luiss di Roma e dell’Università di Teramo;

Giorgio Ruffolo, Fondatore e presidente del Centro Europa Ricerche;

Hanifa Mezoul (Algeria) Responsabile della sezione ONG presso il Dipartimento Affari Economici e Sociali delle Nazioni Unite;

Riccardo Petrella, fondatore del Comitato Mondiale dell’Acqua;

Diana Skelton (USA) Vice Direttore Generale di ATD Quarto Mondo;

Eric Toussaint (Belgio) Presidente del Comitato per l’abolizione del debito del Terzo Mondo;

Marcela Villareal (Colombia) Direttore della Divisione Pari opportunità, equità ed impiego rurale presso l’ONU per l’Alimentazione e l’Agricoltura;

Benjamin Friedman (USA) Professore di Economia Politica ad Harvard;

Serge Latouche (Francia) Professore emerito di Scienze Economiche all’Università di Paris-Sud (Orsay);

Antonio Lirosi, Garante Nazionale per la sorveglianza dei prezzi;

Majid Rahnema (Iran) Diplomatico, già Ministro della cultura del Governo Iraniano;

Angelique Kidjo (Benin) voce della musica etnica contemporanea, ambasciatrice UNICEF;

Stella Pende, inviata speciale di Panorama, autrice;

Padre Giulio Albanese, Missionario comboniano e giornalista;

Francesca Guidi, Presidente dei Giovani Imprenditori di Confindustria e Direttore Generale della Ducati Energia SpA, Bologna;

Guido Calciolari, Presidente dell’Associazione Zeropiù – medicina per lo sviluppo;

Valentina Vidali, coordinatrice di Project Malawi;

Miguel Benasayag (Argentina) filosofo e psicanalista, autore di molte opere;

Tariq Ramadan (Svizzera) Intellettuale e accademico musulmano;

Dominique Schnapper (Francia) Studiosa di Sociologia, direttore di ricerca all’Ecole des Hautes Etudes en

Sciences Sociales di Parigi (EHESS), membro del Consiglio costituzionale francese;

Francesco Delzio, Direttore Affari Istituzionali e Relazioni Esterne del Gruppo Piaggio;

Sara Horowitz (USA) fondatrice della Freelancers Union;

Sergio Mazzi, Presidente Cassa di Risparmi di Forlì e della Romagna, Gruppo Intesa San Paolo;

Leonardo Cagnoli, Fondazione Cassa di Risparmio di Rimini;

Charles Fishman (USA) giornalista;

Massimo Gaggi, inviato del Corriere della Sera;

Iain Chambers (Regno Unito) Antropologo inglese, docente di Studi culturali e postcoloniali all’Università di Napoli;

Mario Giro, Responsabile delle Relazioni Internazionali e del Dipartimento Africa della Comunità di Sant’Egidio;

6 Commenti

  • Concordo con Lei su tutto il suo intervento,”non è la globalizzazione il male del mondo,ma la globalizzazione liberista – liberismo=oligopolismo privato”.
    Sono un piccolo commerciante che ,a suo modo, ha vissuto il trauma di una “globalizzazione casalinga non regolamentata” poichè il centro della città, dove avevo il negozio,andava svuotandosi a causa dell’assedio di sempre più numerosi Centri Commerciali e di una pressione immigrativa eccessiva e non regolata,ho dovuto mio malgrado portare la mia attività in una delle gallerie dei medesimi:Risultato:oggi sono loro schiavo,aumentano gli orari e i giorni di apertura(obbligatori!),ad ogni rinnovo aumentano gli affitti e i vari balzelli.Così non ci stò più nelle spese che mi impongono,ho dovuto lasciare a casa,con grande rincrescimento,la mia commessa e ora ci arrangiamo io e mia moglie!
    Lavoriamo 320 giorni anno,12 ore al giorno,non è vita e non ho altra scelta perchè al di fuori del loro ambito hanno fatto il “deserto commerciale” e loro lo sanno bene! Dove ricolloco la mia attività se non lì? Chi ci guadagna? non certo io(i costi progressivamente imposti sono troppo alti,i fatturati in calo),mia moglie e ancor peggio la mia ex commessa,ma i gruppi internazionali della grande distribuzione! La mia commessa aveva la sua paga sindacale,che io integravo,e la sua dignità,ora lavora in un negozio di una catena commerciale con un contratto di precariato,prende meno,ha un rapporto di totale sudditanza e la domenica lavora pure gratis,mentre io la facevo stare a casa e andavo io al lavoro xchè mi dispiaceva! il caso “wall-mart” è emblematico,grandi monopoli,grandi concentrazioni di potere economico (senza regole dettate dalla politiche delle Nazioni,spesso compiacenti e interessate),creano condizioni per salari bassi,che a loro volta generano bassa capacità di spesa,bassa capacità di spesa impone l’acquistare nella grande distribuzione prodotti di bassa qualità! é il cane che si morde la coda.Gli unici che ci guadagnano sono i grandi monopoli nazionali ed internazionali.A perdere sono la nostra economia,i nostri prodotti di locale qualità,i nostri centri storici e non,la nostra società e la nostra cultura,perchè ritengo che anche fare la spesa sia “cultura” e identità di un popolo!!!

  • Sig. Remo, ha proprio ragione. La nostra terra, “promessa” per chi non la abita da cittadino italiano, ha convertito, oltre alla lira in euro, anche quel poco che restava della libertà tanto cercata dai sopravvissuti dei barconi che approdano al largo delle nostre coste del sud. Siamo dipendenti dalle grandi catene, filodipendenti senza speranze. Risultato: un gran galà di uno spettacolo dell’horror dove i potenti (alla fine sempre gli stessi) muovono i fili dei burattinai che a loro volta muovono i fili di altre marionette, e così via. La dignità etico-umana finita tra le piccole spire del bruco che fa marcire la mela della globalizzazione. Cosicchè più ricchezza alla ricchezza e più povertà alla povertà. E dire che, noi italiani, seguitiamo a passeggiare per le lunghe navate delle basiliche degli iper e super e centri commerciali, invece di disertarle, invece di rifiutare di cadere nelle trappole-sconto di qualche prodotto mentre ne compriamo altri di cui non ne avevamo nè bisogno, nè interesse. In questo grande fratello che è diventata l’Italia con un panorama politico formato da altri burattini pronti allo show a oltranza, ci atteggiamo a persone alla pari con quelle che fanno shopping nei film americani, e poi tornaimo alle nostre case sempre più poveri, e senza dignità.
    Le sono vicina, Sig. Remo.
    Si dovrebbe creare la giornata mondiale del “non spendere nei centri commerciali”, e poi farlo una volta al mese, e poi…Ma dovremmo essere in tanti, PERSONE E CITTADINI DI CARATTERE CHE HANNO RECISO I FILI DEL NUOVO EVENTO MONDIALE DELLA MANIPOLAZIONE MENTALE.

  • Cara Ariam,sono piacevolmente stupito dalle Tue argomentazioni riguardo allle problematiche legate ai monopoli della grande distribuzione,e Ti ringrazio per il contributo.Evidentemente c’è una univocità di interessi tra la politica e i grandi trust nazionali e internazionali ,non so dire chi di questi governa il fenomeno della globalizzazione,certo è che alla gente comune non ne viene in tasca niente.Niente al contadino cinese che,sradicato dal suo ambiente rurale,va a lavorare in una fabbrica di una multinazionale per meno di un piatto di riso.Niente all’operaio europeo che si vede chiudere la fabbrica a causa delle “logiche”economiche della stessa multinazionale.Niente al commercio che viene “carcerato” dentro alle gallerie dei c. comm. e non sto li ad elencare le problematiche che questo comporta dal punto di vista della famiglia,della religione.delle libertà personali,dell’ambiente e altro! Tutto deve essere asservito agli interessi di questi potentati economici,mentre intorno si fa “deserto”non solo commerciale ma anche culturale,poichè questi persegutano un asservimento totale delle persone ai loro modelli.Manca daltronde una coscienza collettiva di questo fenomeno, visto in modo totalmente acritico,anzi c’è una generale e condivisa benevolenza di fronte a questi soggetti che operano nel mercato senza regole,o meglio imponendo le loro regole anche alla politica che dovrebbe essere punto di mediazione e di equilibrio tra i vari interessi! Bene,è domenica vado a lavorare,mia mogli è là da stamattina!!!

  • al dott. Carlo Rienzi : Questo tra tutti i blog lanciati mi sembra il più interessante,perchè analizza le cose dall’alto delle problematiche legate alla globalizzazione,ricaduta delle quali viene invece abbondantamente dibattuta senza portare alcuna soluzione! Dalle mie parti si dice “al sàc l’è de ciapà dan sima” (il sacco è da prendere da sopra) .

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