Cari amici,
sono davvero amareggiato. Pochi giorni dopo lo scandalo delle mazzette in Lombardia, un’altra brutta notizia travolge il nostro sistema sanitario nazionale.
Si tratta dell’ennesima classifica poco lusinghiera per il Paese, frutto di una ricerca dell’Università di Torino sulla vulnerabilità degli appalti pubblici di 25 paesi membri dell’Unione Europea.
La “Warning on Crime” ci dice che tutti gli appalti pubblici dei paesi considerati hanno avuto a che fare con la criminalità, chi più chi meno. Questa disuguaglianza è dovuta, ovviamente, alla disomogeneità delle norme tra gli Stati e alla scarsa attenzione dei decisori pubblici che, in alcuni casi, può addirittura peggiorare la situazione e creare nuove opportunità per gli affari criminali.
Secondo questo studio, uno dei settori più esposti alla corruzione e al crimine organizzato in generale è proprio la sanità. Il motivo è facile da intuire: salute è sinonimo di finanziamenti, molti finanziamenti che solleticano l’appetito di affaristi affamati. Inoltre, in quest’ambito il rischio maggiore è costituito da quelle opache allenze, a cui ormai siamo abituati, tra settore pubblico e imprese private. Gli appalti per le forniture mediche sono, infatti, destinati ad una cerchia piuttosto ristretta di soggetti privati, cosa che – in assenza di una vera e propria concorrenza – sfocia facilmente in “collusioni, cartelli d’impresa e frodi”.
Contrariamente a quello che si pensa, però, non sempre corruzione e malaffare sono figlie della mancanza di norme adeguate. L’Italia – ad esempio – rispetto agli altri Stati considerati dalla ricerca, rappresenta un vero e proprio unicum nella sua dotazione di strumenti normativi, eppure, secondo la classifica citata, è il secondo Paese più a rischio corruzione/mafia, dopo la Polonia. La ragione sta in tutti quei trucchetti e inganni utilizzati per inquinare le procedure di appalto: dai bandi di gara stilati ad hoc per aziende già scelte in partenza, alla diffusione di informazioni riservate sul bando stesso con lo scopo di favorire alcuni partecipanti, alla totale assenza di controlli in fase di esecuzione dei lavori. Per non parlare poi degli aumenti – ingiustificati – dei costi, dei ritardi nel completamento dei vari progetti e così via.
Non so se l’Italia riuscirà mai a guarire dalla malattia della corruzione, non so se i governi che verranno riusciranno a trovare una soluzione. Forse, in questo, aiuterebbe snellire la burocratizzazione, uniformare le norme comunitarie e una maggior chiarezza e trasparenza su come vengono spesi i fondi pubblici.
Se non si interverrà, gli appalti pubblici continueranno a far gola agli affaristi di turno e a rimetterci saremo sempre e solo noi cittadini!
A presto,
Carlo