Se vi siete persi Le indagini di Lolita Lobosco, nei giorni passati, state tranquilli: non vi siete persi niente.
In caso siate andati a cena fuori, allo stadio, a fare un giro in piazza, avete fatto bene. Lascia perplessi – però – una cosa: e cioè che un programma del genere abbia catturato l’attenzione di tanti, tantissimi spettatori. I dati Auditel certificano un trionfo che davvero, a guardare la serie, era quasi impossibile pronosticare. Ma è proprio la portata di questo successo, alla luce della qualità (scadente) del prodotto, che legittima le perplessità – lo dico chiaro e tondo – riguardo la “qualità” degli spettatori in questione.
I vari episodi di Le indagini di Lolita Lobosco restituiscono la stessa impressione generale: sono insulsi, incomprensibili, confusionari. In una parola: mal fatti. Per carità, l’acclamazione del pubblico va registrata, ma resta il fatto che nella serie non si capisce nulla: al netto dei numeri e delle “visualizzazioni”, al netto del merito di proporre una protagonista femminile (questo sì, lo riconosco), per il resto viene da chiedersi come mai la RAI abbia pagato per trasmettere un prodotto simile, e come sia stato possibile farlo accettare ai vertici della Rete. Mistero totale.
Basta poco, da questo punto di vista, per appurare che la serie è prodotta dalla società fondata da Luisa Ranieri e da Luca Zingaretti, la Zocotoco. Già, perchè Luca Zingaretti – il Commissario Montalbano, fortunatissimo personaggio creato dalla letteratura di Camilleri – di Luisa Ranieri è il marito. Nulla di male, per carità. Però si sa, a pensar male si fa peccato ma tante volte ci si azzecca: chissà se allora è anche merito di Zingaretti se ci dobbiamo sorbire queste schifezze!