INCENTIVI ALLE FAMIGLIE: DUE MODELLI VIRTUOSI, TRENTINO E VALLE D’AOSTA


Cari amici,

dopo giorni di polemiche contro il Fertility day e la disastrosa campagna pubblicitaria promossa dal Ministero della Salute, mi piacerebbe proporvi esempi in positivo: politiche di autentica promozione alla natalità a partire dal concreto sostegno dato alle famiglie.
Purtroppo nel nostro Paese sono solo due le regioni a spiccare in tal senso: la Valle D’Aosta e il Trentino Alto Adige, che registrano tra l’altro il tasso più alto di natalità. Rispetto a una media nazionale, che è dell’1,39, in Trentino il numero di figli per donna sale a 1,6, mentre in Valle D’Aosta raggiunge l’1,55.
Solo la provincia di Trento conta 56o organizzazioni – coordinate dall’Agenzia provinciale per la famiglia e la natalità – che offrono servizi gratuiti alle famiglie: dai libri fino alla seconda superiore alla tariffa famiglia sui trasporti pubblici, all’opzione Ski family che permette a tutti i ragazzi fino a 18 anni di usare gli impianti sciistici gratis (un’agevolazione valida non solo per i residenti).
Anche per le mamme lavoratrici è stato adottato un sistema, il “Tagesmutter”: una serie di nidi familiari con tanto di baby-sytter accreditate che svolgono la propria attività di sostegno nella casa di una mamma abilitata.
In Valle d’Aosta, invece, sperimentano con successo il prestito sociale d’onore. Come funziona? Quei nuclei familiari che proprio non ce la fanno a sostenere alcune spese, possono ricevere un prestito fino a duemila euro da restituire alla collettività attraverso 200 ore di volontariato in alcuni enti accreditati. Non il semplice baratto, ma la creazione di un circolo virtuoso di utilità pubblica.
Anche l’aspetto ludico non viene trascurato: la regione finanzia anche quelle famiglie che portano in vacanza i figli degli altri. Su dieci famiglie, ad esempio, una tra queste a turno va in ferie e coinvolge nelle attività ricreative ed educative anche i figli degli altri. Una modalità di vacanza inclusiva a finalità perdagogiche.
Non c’è bisogno quindi di andare in Nord Europa per scovare politiche familiari funzionali. Ma perché solo il Trentino e l’Alto Adige? Diversamente da come alcuni potrebbero pensare, non dipende dal fatto che siano regioni a statuto speciale, quindi con un’alta spesa pubblica pro capite.
I modelli applicati in Trentino potrebbero essere facilmente esportabili, proprio perché non prevedono costi esosi. Il problema è la mentalità: manca un’adeguata cultura politica nel resto d’Italia. E, diciamocela tutta, manca l’interesse politico a creare una rete di associazionismo e cooperatività, che non si fondi sul bieco guadagno economico, ma sul capitale umano. Troppo demodé? Visti i risultati, non mi pare.

A presto,
CR

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