Expo-fallimenti

Cari amici,
ricordate quanta attesa e quante parole di ammirazione per Expo 2015? Nel giorno dell’inaugurazione, l’1 maggio scorso, il nostro premier salutò l’inizio dell’Esposizione Universale con una frase carica di aspettative: “Oggi inizia il nostro domani”. Ecco, voglio proprio soffermarmi su questo “domani”, cioè, l’indomani dell’Expo, quando chiusi i battenti, a distanza di mesi, si tirano un po’ le somme. Somme tutt’altro che positive: la società che ha gestito l’esposizione universale ha chiuso il 2015 in rosso con una cifra compresa tra 30,6 e 32,6 milioni di euro. E non è finita qui, nel mese di marzo la società rischia di accumulare perdite tre volte superiori al suo capitale. Ad ammetterlo è stato lo stesso Consiglio di amministrazione dell’Expo lo scorso 18 gennaio, mentre prima Giuseppe Scala, a capo del Consiglio (ora anche candiato sindaco di Milano per il Pd), aveva negato che ci fosse un buco Expo. Eccome se c’è, perché ora la liquidazione della società sembra ad oggi l’unica soluzione. Il collegio sindacale Expo ha lanciato il suo fiat, trovando l’appoggio della Corte dei Conti, che tuttavia continua a chiedersi in che modo gli amministratori vogliano coprire i costi post esposizione, visto che non ne hanno finora fatto cenno.
I “liquidatori”, intantexpo fallimentoo, ci sono: freschi freschi di nomina il prorettore della Bocconi Alberto Grando, Elena Vasco (Camera di Commercio), Maria Martoccia (ministero Finanze), i confermati Domenico Ajello (Regione Lombardia) e Michele Saponara (Città Metropolitana) hanno 90 giorni di tempo per proporre un progetto di liquidazione. Devono però muoversi in fretta, perché entro la data di scadenza la carenza di liquidità potrebbe superare gli 80 milioni di euro.
E dire che in tempi non sospetti noi lo avevamo capito! A conti fatti, come definireste questo Expo? Io lo chiamerei “Expo-fallimento”.

A presto,

Carlo

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