DIMEZZATE SUBITO I COMPENSI DEI PARLAMENTARI!


Come se niente fosse, nel nostro Paese si è materializzata una clamorosa impasse parlamentare.

Stiamo andando al 2%” ha dichiarato un funzionario della commissione Affari costituzionali del Senato. Allargando le braccia, e sorridendo, questo signore ha spiegato: “Uno stallo è quello che sempre accade fra una legislatura e un’altra, una volta accadeva anche fra una crisi di governo e l’altra, ma qui indubbiamente andiamo verso un record” .

Insomma, poco da dire: a Palazzo Madama i corridoi sono deserti o quasi, dalle parti del Parlamento si vedono solo le scolaresche, e si arriva a riunirsi per 5-minuti-5, solo per approvare qualche provvedimento tecnico urgente.

Ora, se la situazione è questa c’è poco che possiamo fare. Ma una questione mi pesa particolarmente: i parlamentari italiani percepiscono da due mesi uno stipendio senza lavorare.

Quelli che “ce l’hanno fatta” il 4 marzo, peraltro, sono già in ferie. Il Parlamento, infatti, si è insediato il 23 marzo scorso e – tolte le varie formalità di avvio legislatura – ha chiuso i battenti dopo poco meno di un mese di “lavoro”: tra 25 aprile, 1° maggio e le regionali, deputati e senatori risultano in ferie dal 18 aprile al 7 maggio 2018. Questa lunga “vacanza retribuita”, nel frattempo, ci è costata 12 milioni.

Beati loro, insomma. Se non fosse che da questa situazione deriva uno spreco inaccettabile di soldi pubblici e una violazione delle norme vigenti. L’art. 1460 del codice civile stabilisce infatti che si possa rifiutare di adempiere ad una obbligazione se la controparte non adempie la propria; una fattispecie che trova riscontro nella situazione odierna del Parlamento, con gli italiani che pagano i compensi di Deputati e Senatori (e quindi adempiono la propria obbligazione) senza ottenere tuttavia la controprestazione dei lavori parlamentari.

Per questo, con un’istanza inviata ai Presidenti di Camera e Senato e ai Capigruppo dei vari partiti presenti in Parlamento, il Codacons ha chiesto di dimezzare i compensi percepiti da Deputati e Senatori neo-eletti.

Si legge nell’atto:

“Si assiste in maniera surreale e apparentemente illegittima ad una clamorosa “impasse parlamentare” con le Camere ferme da due mesi e l’impossibilità di procedere alla formazione delle Commissioni e alla formazione di un Governo che possa garantire stabilità al paese, con evidente e conseguente danno non solo per la collettività ma per l’economia del paese. Una situazione che deve necessariamente essere accertata poiché in caso di responsabilità degli attuali parlamentari in carica e dei membri del governo in carica potrebbero sorgere fattispecie penalmente rilevanti quali il reato di Malversazione a danno dello Stato e Omissione di atti d’ufficio, oltre che possibili illeciti fonte di danno erariale”. Considerata inoltre la natura di pubblici ufficiali dei parlamentari, il rischio è anche il realizzarsi del reato di “peculato” in relazione all’appropriazione indebita di soldi pubblici.

Ridurre del 50% gli emolumenti, almeno fino al momento in cui il Parlamento non tornerà ad operare in modo regolare attraverso le sue Commissioni, non è solo un atto di buon senso. È anche un obbligo morale, nei confronti di un Paese impoverito e provato da anni di sacrifici.

Non deludeteci, anche stavolta.

CR

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