La strana storia del profilo Instagram di Amadeus


In tanti, nei giorni scorsi, hanno parlato della crescita (rapidissima e quasi senza precedenti) del profilo Instagram di Amadeus, inaugurato (in rigorosa diretta televisiva) nel corso del Festival di Sanremo appena terminato. Un fatto inedito e senza precedenti, con implicazioni inimmaginabili fino a qualche giorno prima: Amadeus si ritrova ora tra le mani una macchina in grado di macinare molti, molti soldi.

Quanti? Lo spiegano le agenzia specializzate: stando all’«Instagram Money Calculator» di InfluencerMarketingHub.com, al suo attuale ritmo di pubblicazione il conduttore – se avviasse pubblicazioni “commerciali” – potrebbe accumulare oltre 3,5 milioni di euro all’anno. Non male, no?

Tutto era iniziato un po’ come uno scherzo, durante la prima serata del Festival di Sanremo: Chiara Ferragni che ironizza sul profilo di coppia di Amadeus con la moglie Giovanna Civitillo, poi lancia l’account Instagram @amadeusonoio invitando gli spettatori da casa a seguirlo in gran numero.

Altro che gioco. Sarà pure una cosa “iniziata come uno scherzo” ma nel giro di qualche giorno ha assunto le dimensioni di una valanga, garantendo un immenso ritorno di visibilità alla piattaforma (l’unica citata nel corso della trasmissione) e al neonato profilo di Amadeus. Un fatto che ha alimentato qualche (legittimo) dubbio; specie dopo che da Instagram è arrivata la precisazione: nessun accordo con la RAI, sostiene l’azienda; quelli del Festival,  insomma, avrebbero fatto tutto in autonomia.

A questo punto, però, la trama s’infittisce e non si può far altro che cercare di vederci chiaro: per questo, proprio in relazione al mega-spot a Instagram e al profilo social di Amadeus realizzato nel corso delle cinque puntate del Festival di Sanremo, Codacons e Associazione Utenti dei Servizi Radiotelevisivi hanno presentato un esposto congiunto ad Antitrust e Autorità per le Comunicazioni, nonché al CdA Rai e alla Commissione di vigilanza.

L’utilizzo di Instagram sul palco dell’Ariston ha sì fruttato enormi vantaggi in termini di scrittura del Festival, facilitando il successo della kermesse, ma questa sovraesposizione del social network, senza un accordo di partnership alla base come Meta specifica, ha indotto prima la stampa, poi il Cda Rai, la politica e gli organi di garanzia, a chiedersi se questo squilibrio non rappresenti un principio di pubblicità occulta.

Quando si parla di RAI, Sanremo e soldi dei contribuenti c’è poco da scherzare: come rilevato dalle due Associazioni, “che si sia realizzata una forma di pubblicità ad Instagram e ad un profilo social privato è indubbio e sotto gli occhi di tutti, ma ciò che non è chiaro è se si sia trattato di un accordo commerciale e se si possa configurare la fattispecie di pubblicità occulta a danno dei telespettatori, come peraltro paventato da più parti, tra cui la trasmissione “Striscia la notizia”. Senza contare il potenziale guadagno economico derivante dall’abnorme crescita dei follower sul profilo di Amadeus, il cui account ha acquisito un peso commerciale evidente”.

La necessità di fare chiarezza, facendo piazza pulita di ogni ambiguità, è d’altra parte lo scopo principale dell’iniziativa. Le domanda, infatti, sono tante e qualcuno le pone ad alta voce: anche ammettendo che Instagram non abbia sborsato un euro per la kermesse, perché sul palco dell’Ariston si è parlato solo di Instagram e non degli altri social? Perché tutte le dirette non sono state fatte con il profilo ufficiale della RAI, come invece sarebbe stato opportuno e immaginabile? Perché altri brand hanno dovuto pagare per creare dei contenuti all’interno del programma e invece Instagram ha ricevuto tutto questa pubblicità “gratuita”? Qualcosa, ormai lo dicono da più parti, evidentemente non quadra.

Staremo a vedere cosa uscirà fuori da questa strana storia di Instagram e del profilo di Amadeus. La trasparenza è d’obbligo, mai come in questi casi. Andrà chiarito, tanto per essere espliciti, se i conduttori hanno avuto rapporti commerciali con Instagram, e – se sì – di che tipo. Noi, per ora, abbiamo fatto quello che è nostro dovere fare: segnalare alle autorità preposte, stimolando il loro intervento. I diritti degli utenti e dei cittadini sono una cosa troppo seria da lasciare al giudizio unilaterale e interessato di dirigenti ossessionati dalla tirannia dell’audience, conduttori disposti a tutto in cambio di un po’ di shareinfluencer abituati a tutelare da mattina a sera esclusivamente i propri interessi.

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