Cari amici,
anche quest’anno l’Italia si guadagna un bel primato. Quale? E’ uno dei Paesi più corrotti al mondo! Niente di nuovo sotto il sole, come si suol dire.
A comunicarci questa bella notizia è la Transparency International, l’organizzazione non governativa che ogni anno stila la classifica mondiale sulla corruzione pubblica percepita.
Secondo il nuovo rapporto, l’Italia si piazza al 61esimo posto tra le 168 nazioni censite e al penultimo posto tra i 28 Paesi dell’Unione Europea.
Meglio di noi stanno persino Grecia e Romania!
Secondo i dati del Corruption Perceptions Index 2015, che riflettono anche l’opinione di potenziali investimenti esteri, nell’ultimo anno l’Italia non è né migliorata né peggiorata, è rimasta stabile, sorpassata persino da quei paesi considerati molto corrotti.
Vi spiego brevemente in cosa consiste la ricerca in questione.
L’indice sostanzialmente misura la corruzione percepita nel settore pubblico, sulla base di dati provenienti da 12 fonti diverse. Ad essere intervistati non siamo noi comuni cittadini, ma esponenti del mondo dell’economia ed esperti internazionali.
A prescindere dalle critiche – legittime, per carità – sulle possibilità di calcolare o meno la corruzione, i risultati dello studio condotto da Transparency International ci raccontano la storia di un Paese in cui la corruzione stessa è dura a morire.
Il che ce la dice lunga sull’impatto che hanno avuto sull’opinione dei soggetti intervistati i vari interventi normativi – come la Legge Severino – o l’impegno di Cantone alla guida dell’Autorità Nazionale Anticorruzione.
Insomma, la nostra cattiva reputazione non solo ci precede ma diventa sempre più solida e duratura grazie agli scandali e agli arresti di cui abbiamo notizia ogni giorno.
E non sono di certo io a dovervi spiegare quanto la reputazione giochi dal punto di vista degli investimenti. Basta pensare alle realtà economico-commerciali nate negli ultimi anni – come Uber, Tripadvisor, Airbnb – realtà che esistono solo grazie alle valutazioni del cliente. Recensioni negative fanno perdere all’azienda in questione clienti e se l’azienda stessa non interviene per migliorare il servizio offerto la strada verso il declino è tutta in discesa!
Avere una buona reputazione, specie in periodi di magra, è quindi una risorsa strategica importantissima.
I dati di quest’anno ci dicono che per l’Italia non sembra essere esattamente così: il nostro Paese continua a non avere neppure la sufficienza nella trasparenza – chi l’avrebbe detto! – e ad essere l’ultima nella classe delle nazioni europee.
“Per compiere un salto di qualità importante occorre un ruolo più forte della società civile” ha dichiarato il presidente di Unioncamere, Ivan Lo Bello. “La battaglia per legalità e trasparenza è resa meno difficile dalla rivoluzione digitale in atto e anche su questo fronte occorre insistere con decisione per fare della macchina pubblica un attore trasparente, imparziale e rispettoso delle regole del mercato”.
Belle parole, non c’è che dire. Ma al momento sembra proprio che l’Italia abbia perso questa battaglia per la legalità.
A presto,
Carlo