Cari amici,
a due settimane dall’anniversario della strage alla Stazione Centrale di Bologna, avvenuta il 2 agosto del 1980, preferisco parlarvi di un altro episodio di matrice terroristica, sia per andare controtendenza (non amo le ricorrenze e l’uso mediatico che se ne fa), sia perché quando si parla di periodo nero della nostra storia, ritengo più opportuno partire dalle origini.
Ore 16.37, Banca Nazionale dell’Agricolura a Milano, la bomba posizionata nel salone centrale esplode, provocando 17 morti e 84 feriti. Era il 12 dicembre del 1969 e quella strage, passata poi alle cronache come “la strage di Piazza Fontana” segna l’inizio di un’epoca, quella che gli storici poi chiameranno “gli anni di piombo”. Dopo quasi 40 anni cosa rimane di quella vicenda? Posso provare a dire cosa non ci rimane: i responsabili!
Al primo processo, iniziato a Roma nel 1972, ne seguiranno altri (per ben 33 anni!), con imputazioni a carico di vari esponenti anarchici e neofascisti. Tra corsi e ricorsi, assoluzioni e nuove accuse, alla fine tutto si è concluso con un “nulla di fatto”: nessuna condanna, nessun colpevole. Un abisso senza fondo che ha sottolineato amaramente l’ennesima sconfitta della giustizia italiana. Ma c’è di più: tra servizi deviati, logge segrete, politici, militari e funzionari corrotti hanno pesato molto le azioni di depistaggio, l’insabbiamento delle piste investigative; un fardello insostenibile che ha caricato di mistero la coltre polverosa delle stragi.
Di recente si è tornato a menzionare la stagione stragista in merito al reato di depistaggio. La Camera ha approvato lo scorso 5 luglio la Legge 133/2016 che regolamenta il nuovo “delitto di frode in processo penale e depistaggio”. La norma punisce chi tenta di ostacolare e impedire il corso delle indagini o il proseguo dei processi, con una sanzione che sale fino a 12 anni, quando si tratta di reati gravi, tra cui la strage, l’attentato contro il presidente della Repubblica o la Costituzione, il traffico illegale di armi o di materiale nucleare, chimico o biologico e i reati associativi.
La Legge è entrata in vigore proprio nel giorno dell’anniversario della strage di Bologna, che ho già citato sopra. Certo, perché bisogna sempre aspettare l’anniversario di un episodio terribile per fare l’entrata in scena in grande stile!
Per carità, sono contento che almeno dopo molti decenni finalmente si cerchi di affrontare in modo più serio e convincente un triste capitolo della nostra storia, non capisco però perché ci abbiano messo tanto! Non posso fare a meno di chiedermi perché abbiamo dovuto aspettare così tanto tempo per vedere muovere un (piccolo) passo!
Credo allora che il sistema giuridico e il mondo politico attualmente risultino inadempienti, ben lontani dal trovare soluzioni efficaci per casi così gravi, prova ne sono le lungaggini (burocratiche e non) di questi anni. Ragion per cui la certezza della pena mi appare oggi più un miraggio che una possibilità concretizzabile.
A presto,
CR