Cari amici,
non ho mai creduto nella reincarnazione, ma dopo aver sentito parlare (per l’ennesima volta) del Ponte sullo Stretto non ho avuto più dubbi. Già, il nostro caro premier ha pensato bene di ridar vita a un progetto morto e sepolto, con tanto di promesse piene di enfasi.
A Renzi piace fare il megalomane, tuffandosi in iniziative ambiziose. Peccato che a sganciare i soldi siamo sempre noi cittadini!
Sei corsie, due binari, con riduzione dei tempi di percorrenza di un’ora o un’ora e mezza: ecco la sfida del nuovo millennio! E intanto, rimangono in “cantiere” altre prestigiosissime opere, rappresentative della sofisticata arte del “non finito”. Mi riferisco alle oltre 860 infrastrutture incomplete, che gettano una luce tetra sul panorama che le circonda, a testimonianza di una pessima gestione e di un ancor più inquietante utilizzo di finanze pubbliche.
Dovremmo credere ancora nel sogno visionario di un Ponte che colleghi la Calabria alla Sicilia, due Regioni bisognose di ben altri interventi?
Ma non è solo questo il punto. Mi chiedo: il Presidente del Consiglio nei suoi slanci utopici dove intenderà mai prendere i soldi, quando mancano ancora all’appello 1,4 miliardi di euro per completare i lavori delle opere incompiute?
Passano gli anni, ma non cambia il repertorio: ogni qualvolta tira una brutta aria – e per Renzi si avvicina l’ora X del referendum costituzionale – ritorna lo slogan stra-abusato anche dai precedenti governi.
Che avrà poi di attraente questo Ponte sullo Stretto? Gli oltre “100 mila posti di lavoro” ai quale allude il premier? Ma se solo la sua progettazione ha fatto già perdere agli italiani 4 miliardi di euro!
Non aspetteremo le prossime puntate di una serie che fin dall’inizio si è rivelata un flop. Anziché costruire nuovi ponti di cemento, chiediamo al Governo di prestare orecchio alle reali necessità del Paese, del Sud in particolare.
A presto,
CR