Cari Amici,
ieri – come ormai sanno anche i muri – è arrivato lo storico sì alle unioni civili: (come si sono affrettati a cinguettare sui social i deputati della maggiornanza) o meno, il testo è stato approvato a Montecitorio con 372 voti a favore, 51 contrari e 99 astenuti. Subito dopo è partito l’atteso carosello di entusiasmi, abbracci, esultanze, e la speculare parata dei contrari, che hanno urlato alla demolizione della famiglia tradizionale, gridato al golpe, contestato la fiducia e chi più ne ha più ne metta. Bene, bravi, bis; ma non è di questo che volevo parlarvi.
Nel coro di reazioni che ha seguito l’approvazione parlamentare, infatti, stonava quella di Matteo Salvini che ha pensato bene di dichiarare quanto segue: “Sindaci della Lega disobbedite” perché “è una legge sbagliata”. E ancora, ha rivendicato che “la disobbedienza alle leggi sbagliate è una virtù”, con piglio da Thomas Jefferson fuori tempo.
Chi se ne frega, pensano in tanti: Salvini è così, e quello che dice è spesso controverso. No, dico io: e per questo oggi voglio parlarne. Possiamo avere tutte le idee del mondo sulle unioni civili, sulle adozioni, sui matrimoni, e sull’amore gay. Ma all’art. 414 del codice penale leggo: “Chiunque pubblicamente istiga a commettere uno o più reati è punito, per il solo fatto dell’istigazione”. Perchè questo articolo? Perchè altrimenti chiunque potrebbe decidere che una legge è ingiusta, e quindi illegittima, e quindi violabile, e istigare altri a farlo. Io potrei legittimamente incitare a commettere un reato in piena libertà, tanto la pena colpirebbe solo l’autore materiale del reato stesso. E invece no: l’articolo è molto chiaro, non lascia spazio a interpretazione e non si può ignorarlo come se non esistesse. Lo conosce, Salvini?
Non solo: si può dissentire, anche aspramente, da una norma (ci manca solo) ma una base della vita civile risiede proprio nel rispetto delle leggi. Invece di invocare i padri costituenti e richiamare una sorta di “giustizia superiore” rispetto a quella terrena (per questa via, palesemente, dichiareremmo “ingiuste” tutte le misure che non ci convengono, o non ci trovano d’accordo) Salvini farebbe bene a ricordare (o a imparare) che quando una legge è prevista nel nostro ordinamento, siamo tutti tenuti a rispettarla. Questo è quello che si chiama essere una comunità: rispettarne le regole, anche quando non ci piacciono.
Ecco perchè i sindaci che rifiuteranno di celebrare le unioni civili saranno denunciati dalla nostra associazione per omissione di atti d’ufficio. La legge ora c’è e va rispettata. Non possono sottrarsi agli obblighi e ai doveri loro conferiti: tengano a mente, anche loro, che “siamo schiavi delle leggi per poter essere liberi”.
A presto,
CR