Queste influencer cominciano a farmi schifo


Ci sono immagini di fronte alle quali le parole sono superflue, ridondanti, inutili, di fronte alle quali non c’è davvero molto da dire perché tutto è già detto nella (e dalla) foto: come quella dell’influencer (o supposta tale) che si è fatta immortalare in un letto d’ospedale, attaccata – con le flebo – alle sue borse di lusso, e che sta facendo il giro del web. Davvero, è difficile aggiungere qualcosa di fronte a uno spettacolo del genere:

Lei stesa su un lettoidentico a quello utilizzato per i ricoverati in ospedale. Mascherina dell’ossigeno sul volto, occhi chiusi a simulare uno stato di incoscienza, il rumore dei macchinari ospedalieri in sottofondo e una flebo collegata a una borsa di lusso.

Chissà come viene in mente, a questa gente, di rappresentare una scena che tanti malati (oncologici e non solo) vivono sulla propria pelle per dare risalto al proprio, perverso, rapporto con qualche borsetta e con i prodotti griffati dai maggiori brand. Una cosa inaudita, che a vederla fa davvero effetto. Hanno ragione i commentatori, che sono subito insorti e hanno ricoperto la protagonista di critiche: tra i commenti più centrati “Vieni con me in terapia intensiva che ti fanno una flebo di intelligenza“, “Ti farei venire nell’ospedale dove lavoro“, “Non dobbiamo spiegarti davvero perché è tutto sbagliato vero?“.

La foto non è solo inopportuna e fuori luogo, non è solo improvvida e inspiegabile: è vergognosa, offensiva, inaccettabile. Una forma di violenza a tutti gli effetti, condivisa sul web per massimizzarne l’impatto. Per questo, non ci resta alternativa: siamo costretti a denunciare la protagonista per violenza agli ammalati (in primis di cancro), e a chiedere che il suo account social venga bloccato. Il minimo sindacale, di fronte alla gravità di quanto pubblicato.

Lo dico francamente: a me queste (e questi, nei casi al maschile) influencer cominciano a fare schifo. Non ho altri termini per esprimere il disprezzo nei confronti di chi, accecato dal proprio narcisismo patologico, dalla propria inconsistenza e dal proprio carrierismo, calpesta le più elementari regole di convivenza, di rispetto reciproco, di decenza.

Mentre il pandoro-gate è ancora fresco, mentre le indagini della magistratura si estendono anche ai casi delle uova di Pasqua “Dolci Preziosi” e della bambola Trudi e l’Agcom propone linee-guida per gli influencer che assolutamente non bastano a risolvere il problema, la verità è che non ne possiamo più di assurdità pubblicitarie, lati b in bella mostra da mattina a sera, figli mercificati e selfie per vendere una pomata in più, non ne possiamo più di esaltazioni del lusso e della superficialità, di vita finta e preconfezionata, di marchi griffati e pubblicità costanti: se questo è il mondo di oggi fateci scendere, non è quello che piace a noi.

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