Cari amici,
sapevate che questa è la settimana del disarmo? E sapevate che, ironia della sorte, l’Italia spende un vero e proprio capitale per la difesa? 23 miliardi di euro all’anno, di cui 5 destinati all’acquisto di nuovi armamenti.
Proprio come gli F35. Tralasciando tutti i limiti e i problemi tecnici che questa categoria di aerei ha, noi del Codacons abbiamo fatto di tutto per ostacolare la decisione del governo di acquistarne dei nuovi, rivolgendoci anche al Tar.
Ma, calati i riflettori sulla questione, il governo Renzi ha pensato bene di volare dritto ordinando altri 4 aerei e portando a 14 il totale dei caccia acquistati fino ad ora. Perchè ci siamo opposti? Perchè ogni F35 ci costa la bellezza di 150mila euro. Una follia, come se ci fosse chissà quale guerra ad aspettarci!
Per non parlare della portaerei Cavour, l’ammiraglia della nostra flotta; 3,5 miliardi spesi per una nave che consuma uno sproposito anche da ferma: 100mila euro al giorno quando è in porto e 200mila euro se è in navigazione. Cifre folli che sembrano però non bastare al Ministero della Difesa. Alla proposta di Padoan di ridurre di circa 500 milioni il budget militare annuale perchè “non coerente con le effettive necessità”, il Ministro Pinotti ha incredibilmente rilanciato, chiedendo addirittura di inserire nella nuova Legge di Stabilità un aumento delle risorse di 3 miliardi di euro per i prossimi 10 anni! Risorse che, come sostiene la Difesa, serviranno a “portare a termine i programmi già finanziati e ad avviarne di nuovi e strategicamente più importanti”.
Ma l’Italia non ha bisogno di questo. Se la Legge di Stabilità serve a “far quadrare i conti” ed ha l’obiettivo di risollevare le sorti, già poco rassicuranti, del nostro Paese, quello che serve non è puntare su un settore in cui si è già investito tanto e inutilmente. E’ più urgente, invece, tagliare i fondi alla Difesa e destinarli ai tanti settori che in Italia non hanno più tempo per aspettare: pensiamo al precariato, al lavoro, al rilancio dei consumi, al degrado e alla povertà. Settori per cui non chiediamo interventi “una tantum”, sperando che miracolosamente si trasformino in soluzioni definitive, ma per cui chiediamo interventi concreti e tempestivi.
A presto,
Carlo