73%

Cari amici,

oggi non si parla d’altro e se siete soliti dare un’occhiata ai social network avrete visto questo numero ovunque: 73%. Cos’è? E’ la percentuale dei fondi che il Ministero dello Sviluppo Economico ha deciso di destinare ai programmi di armamento della Difesa.

La storia si ripete: sono dieci anni, infatti, che la Legge di Stabilità prevede 2,7 miliardi di euro di spesa per la Difesa, vale a dire il 73% di quei 3,7 miliardi che il Mise ha a disposizione. Nello specifico, nella tabella alla nota integrativa al bilancio del Ministero dello Sviluppo Economico allegata alla Legge di Stabilità, si legge che i fondi saranno destinati allo sviluppo e alla costruzione del nuovo velivolo da difesa European Fighter Aircraft (Efa)”, “allo sviluppo e alla realizzazione di innovative fregate della classe FREMM (Fregate Europee Multi Missione) e allo sviluppo del programma VBM (Veicolo blindato medio)”, più “una serie di programmi di particolare valenza industriale per l’impegno in innovazione tecnologica e per lo sviluppo e il consolidamento della competitività dell’industria aerospaziale ed elettronica high tech e nel contempo di elevata priorità ed urgenza per la difesa”.

Per carità, dopo i tragici attentati di Parigi abbiamo tutti paura di un eventuale attacco da parte dell’Isis – specie se quotidianamente siamo bersagliati da falsi allarmi bomba – e forse sapere che il governo investe nella nostra difesa ci rassicura e ci fa fare sonni tranquilli.

Ma è anche vero che non solo sono 10 anni che Fincantieri, Finmeccanica, Iveco-Oto Melara e numerose altre aziende si aggiudicano ben 2,75 miliardi, ma anche che il Mise sarebbe chiamato a sostenere la competitività e lo sviluppo delle imprese. Incredibile ma vero, questo non succede. Alle Pmi, al Made in Italy, alle aziende in crisi e allo sviluppo sostenibile restano solo le briciole: lo 0,3% pari a 7 milioni.

Per i prossimi anni, sempre a favore della produzione di armamenti, sono stati decisi rifinanziamenti per 3,2 miliardi di euro, una cifra enorme e che fa impallidire i 2 miliardi destinati al dissesto idrogeologico e gli 1,7 miliardi all’edilizia sanitaria.

Evidentemente i nostri governanti ritengono che l’industria bellica costituisce un settore strategico. Senza dubbio, la difesa nazionale in questo preciso momento rappresenta una priorità ma è anche vero che la mancanza di una politica di difesa comune a livello europeo ha impedito in questi anni una effettiva revisione del bilancio. E a farne le spese sono proprio quei settori che hanno già pagato a caro prezzo le conseguenze della crisi economica.

Alberto Baban, presidente della Piccola Industria di Confindustria, ha dichiarato che: “Si può fare di più, ma siamo stati abituati da troppo tempo ad avere anche molto meno”. Beh io non sono d’accordo e come Presidente di una Associazione che quotidianamente si batte per i diritti di consumatori e cittadini non sono disposto ad accontentarmi. Abbiamo avuto anni per investire in carri armati, navi e aerei da combattimento e questo 73% è davvero troppo! Fino a prova contraria, non c’è ancora nessuna guerra ad attenderci. L’unica certezza che abbiamo è che siamo un Paese in piena crisi economica che deve rialzarsi e ricominciare a far girare l’economia. Ma senza un intervento concreto da parte del governo non andremo mai da nessuna parte!

A presto,

Carlo

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