Case popolari romane, una questione eternamente irrisolta

Cari amici,

Roma è la città dove l’incredibile diventa possibile. Già, perché volete sapere l’ultima? Adesso anche i morti ricevono lettere!
Ma come in ogni storia che si rispetti, partiamo dall’inizio: nella capitale un inquilino delle case popolari su due non paga l’affitto all’Ater, l’Azienda Territoriale per l’Edilizia Residenziale del Comune di Roma. Questo ha portato nel corso degli ultimi 10 anni a creare un buco di ben 500 milioni di euro. Se ai mancati introiti si aggiungono, poi, gli inquilini irregolari (circa il 10%), comprendiamo bene che l’azienda rischia il collasso.case popolari
Fiutando la più che probabile catastrofe il neo commissario straordinario, Giovanni Tamburino, ha perciò deciso di ricorrere a misure più risolutive, istituendo un ufficio per il recupero delle morosità, dal quale sono partite ben 25 mila lettere destinate agli inquilini morosi (il 50%, ricordiamolo!). I toni utilizzati non hanno lasciato ben sperare: “Pagate o vi cacciamo via“! Peccato, però, che molti dei destinatari delle lettere fossero persone decedute!
L’origine del problema risale al database, a quanto pare, non aggiornato. Così le missive sono arrivate a vivi e a morti, a residenti che hanno abbandonato l’abitazione da anni o ai loro eredi che non possiedono ancora un regolare contratto di affitto.
Nella Babele delle case popolari circa 40.000 abitazioni con 150.000 inquilini, collocate nei vari quartieri: da San Saba a Trionfale passando per il Flaminio, Testaccio, Tiburtini, Montesacro, Laurentino, Acilia e Garbatella, il tentativo di risolvere il caos amministrativo si è trasformato in una vicenda tragi-comica. Attendiamo, ora, la prossima mossa dell’Ater, che speriamo ricontrolli la sua lista contatti prima di intraprendere qualsiasi iniziativa!

A presto,
CR

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