Voto, quindi esisto

voto

Vado a votare 5 SÌ per dimostrare che esisto. Punto.

Non per sostenere chi questo referendum l’ha pensato, promosso, pubblicizzato in TV, spinto sui social, infilato nei talk show, sbagliato nei tempi, sbagliato nelle modalità, e messo insieme con la grazia di un comodino montato al contrario (ma che c’entra la cittadinanza con i contratti da tutelare, qualcuno me lo spiega?).

Vado al seggio non per un rigurgito di entusiasmo istituzionale, né per spirito di squadra con qualche apparato in declino.
Nemmeno per inseguire l’utopia della democrazia diretta nel Paese in cui non si riesce nemmeno a farsi richiamare dal call center dell’ASL.

No. Io vado a votare 5 SÌ per una ragione molto più concreta, umana, urgente: per ricordare a me stesso, e a chi governa – o si illude di farlo – che esisto anch’io.
Che non mi basta una diretta Facebook o una conferenza stampa con grafici colorati.
Che non voglio essere considerato solo nel giorno in cui si fa cassa con le accise o si firma l’ennesima proroga.

Il mio SÌ è un SÌ esistenziale.
Un SÌ da segno di vita.
Un SÌ scritto come si scrivono certe cose in fondo a una lettera mai spedita.

Non aspettatevi che vi faccia da testimonial, né da tifoso. Per quello avete già le felpe, gli slogan, le clip su TikTok. Io, da cittadino entro in cabina per lasciare un segno.

Ma non quello che pensate voi.

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