Abbiamo deciso di intervenire direttamente sul fronte di una delle più grandi emergenze nazionali: l‘inquinamento delle grandi industrie. Un tema che – spulciando giornali e programmi TV – si scopre essere del tutto proibito nel nostro Paese. Anche se le vittime pretendono giustizia, e nonostante la sete di scoop ostentata dai media, a nessuno interessa raccontare storie che parlano di dolore, umiliazione, rabbia, morte.
Del tema ci occupiamo da anni. Sul piano nazionale, siamo storicamente impegnati nella tutela dei diritti dei cittadini contro l’inquinamento, conducendo tante diverso battaglie giudiziarie. Il processo ex-Ilva, da questo punto di vista, ha forgiato la nostra conoscenza diretta del fenomeno. Ma ora vogliamo allargare il quadro agli altri casi sparsi per la penisola.
Innanzitutto, per risvegliare le coscienze collettive (purtroppo sopite), nelle ultime settimane abbiamo lanciato l’idea di una Giornata Nazionale contro l’Inquinamento Industriale, il 10 luglio. Lo scopo della richiesta è quello di sensibilizzare i cittadini italiani e ricordare tutte le vittime degli scandali delle varie fabbriche della morte: il 10 luglio 1976 è infatti il giorno del disastro di Seveso, quando un’esplosione presso l’ICMESA – un’industria chimica – liberò una nube tossica contenente diossina, contaminando l’area circostante. È considerato uno dei peggiori disastri ambientali della storia italiana.
La lista dei disastri italiani, però, è lunghissima. E conviene scorrerla per mettere le mani direttamente in queste tristissime vicende:
- L’inquinamento dell’ILVA di Taranto uno dei più grandi impianti siderurgici d’Europa, ha avuto effetti devastanti sulla salute dei lavoratori e dei residenti, contribuendo a un aumento delle malattie respiratorie e oncologiche. Il processo ‘Ambiente Svenduto’ per il presunto disastro ambientale causato dall’ex Ilva nella gestione dei Riva, è culminato in primo grado (sentenza del 31 maggio 2021) con la condanna di 26 imputati. Ora è in corso il processo d’appello presso la Corte d’Assise di Taranto e sono imputate 37 persone fisiche e tre società. Nell’ambito del processo, il Codacons, che assiste le famiglie delle vittime, ha ottenuto assegni dell’importo complessivo di 155 mila euro a favore di 31 parti civili a titolo di risarcimento per i danni alla salute subiti a causa delle emissioni inquinanti dell’acciaieria.
- il Disastro ambientale del fiume Lambro: Il 23 febbraio 2010, un’operazione illecita presso la raffineria “Lombarda Petroli” portò a un versamento di circa 2,5 milioni di litri di petrolio nel fiume Lambro. Questo disastro ha inquinato gravemente il fiume e ha avuto ripercussioni sull’ecosistema locale.
- La discarica di Malagrotta, situata vicino a Roma, è nota per essere la più grande d’Europa e ha suscitato preoccupazioni per l’inquinamento ambientale. Nonostante la chiusura nel 2013, i rifiuti accumulati continuano a rappresentare una minaccia per le falde acquifere e la salute dei residenti. Le autorità locali sono sotto pressione per gestire i rifiuti in modo sostenibile e garantire la sicurezza ambientale.
- La Valle del Sacco è stata gravemente inquinata da scarichi industriali, con conseguenze devastanti per la salute pubblica e l’ambiente. L’inquinamento ha contaminato le acque e il suolo, causando malattie tra la popolazione locale. Le sfide legate alla bonifica e alla responsabilità delle aziende rimangono enormi.
- Il disastro ambientale causato dalla Caffaro a Brescia ha portato a gravi contaminazioni del suolo e delle acque, principalmente a causa dell’uso di sostanze chimiche tossiche. Le conseguenze per la salute dei residenti sono state gravi, con un aumento di malattie legate all’inquinamento. La situazione ha sollevato interrogativi sulla responsabilità delle aziende e sulla mancanza di controlli
- Porto Marghera, un importante polo industriale, è stato al centro di numerosi scandali legati all’inquinamento ambientale. Le attività delle industrie chimiche hanno causato la contaminazione del suolo e delle acque circostanti, con effetti devastanti sulla salute dei lavoratori e delle comunità locali.
- A Pomezia, l’inquinamento delle falde acquifere è stato causato da attività industriali. Anche qui la contaminazione ha sollevato angoscia per la salute pubblica, con la necessità di monitorare e bonificare le aree colpite.
- Il petrolchimico di Siracusa è stato al centro di un’inchiesta per il suo impatto ambientale, con preoccupazioni riguardo alla contaminazione dell’aria e delle acque. Le autorità europee hanno chiesto chiarimenti sulla situazione, evidenziando la necessità di misure più efficaci per proteggere l’ambiente e la salute dei cittadini.
- E non certo ultimo l’Inquinamento da Pfas in Veneto (dagli anni ’70 ad oggi): la fabbrica Miteni, situata in Veneto, è stata responsabile di un massiccio inquinamento da Pfas, sostanze chimiche perfluoroalchiliche. Questi inquinanti hanno contaminato le acque potabili e agricole, costringendo i comuni a modificare le fonti di approvvigionamento idrico. Il problema è emerso nel 2011, portando a indagini e procedimenti legali. E vi sono molte altre industrie responsabili di questo inquinamento costante da PFAS. Il Codacons, in particolare riguardo al PFAS, sta promuovendo una serie di azioni legali per ottenere giustizia sostanziale per i cittadini, con la costituzione già effettuata di parte civile nel processo Solvay presso il tribunale penale di Alessandria, e attraverso lo studio in corso di una class action negli USA.
L’inquinamento delle grandi industrie, insomma, genera mostri. Mentre l’Italia diventa uno Stato di Polizia, queste tragedie sono state messe da parte, accantonate e spedite nel dimenticatoio. Di inquinamento e di vittime, oggi, non parla nessuno.
Noi scendiamo in campo per tutelare le vittime: certe battaglie non convengono, certo. Ma qualcuno deve pur avviarle.