Non è certo un tema nuovo, quello relativo alle infinite liste d’attesa della sanità, ma ogni tanto spunta fuori un caso clamoroso che fa riemergere il problema in tutta la sua gravità.
I fatti: un pensionato, un paziente, in cura a Palermo, deve effettuare una visita diabetologica. La visita è urgente, ma gli viene comunicato che il primo appuntamento disponibile è a settembre 2025. Ovvero, fra quasi 10 mesi. Una vita, specie per chi è avanti con l’età e vive già difficoltà significativ: non ci vuole Ippocrate per capire che una tempistica del genere è inaccettabile e assolutamente incompatibile con la tutela del povero, anziano cittadino. Così, anzi, si rischia di compromettere seriamente la salute dei pazienti: è il contrario di quanto prescrivono tutti i manuali di medicina del mondo. La visita, in ogni caso, va fatta: se necessario, rivolgendosi al privato (e mettendo mano al portafogli).
Se quanto raccontato finora corrisponde alla norma giornaliera per migliaia di italiani, il finale (ancora da scrivere) ha però tutto un altro sapore. A seguito di quanto accaduto, infatti, il protagonista della vicenda ha scelto di non ingoiare il rospo, rivolgendosi al Codacons. L’uomo ci ha chiesto assistenza per ottenere il rimborso delle spese che sarà costretto a sostenere per effettuare la visita diabetologica privatamente e in tempi adeguati.
Ora ci penseremo noi ad assisterlo nella tutela dei suoi (sacrosanti) diritti, ma quanti casi del genere ci sono in Italia? Quante persone attendono, mettendo a rischio la propria salute, esami fissati dopo mesi e anche anni? Quanto a lungo possiamo tollerare che il diritto alla salute sia messo in secondo piano e calpestato?
Ognuno dica quello che vuole, ma una cosa è certa: noi, di questo sfacelo, non vogliamo esser complici.