Nel corso della puntata di Basta la salute di qualche giorno fa (il 31/7/2024) si è tornato a parlare di vaccinazioni pediatriche. L’allarme, di nuovo, è sul morbillo: le coperture sono calate e i medici, come quello intervistato, mettono in guardia dalle possibili conseguenze. Si parla di percentuale di malati, di morti, di altre patologie correlate anche a distanza di anni, e insomma si mette in campo tutta la necessaria – e, per carità, sacrosanta – necessità di un’opera di prevenzione. Ma mai una volta, nel corso del servizio, si parla neanche minimamente di danni da vaccino.
Sembra di essere tornati indietro di anni, quando il dibattito – ricordate? – verteva sui vaccini pediatrici. L’epoca dei primi medici-star, della caccia al no-vax, dell’obbligo vaccinale sì o no. Anche all’epoca, come oggi, si parlava dei benefici della vaccinazione in abbondanza: ma dei rischi, invece, neanche una parola. Un fatto un po’ strano per il servizio pubblico, se pensiamo che in Italia c’è una legge – la 210 del 1992 – che riconosce un indennizzo “ai soggetti danneggiati in modo irreversibile da vaccinazioni, trasfusioni e somministrazione di emoderivati infetti“.
Di rischi, e reazioni avverse, in TV come altrove non si parla (mai). Eppure esistono, e i genitori hanno bisogno – anche solo per dissipare le comprensibili paure – di parlarne. “I vaccini sono farmaci efficaci e sicuri, sono i farmaci più sperimentati“, scandisce invece con tono didascalico il conduttore del programma che ho citato. Dopo tanti anni, a quanto pare, non si è ancora compreso che superlativi ed esaltazioni non fanno il gioco della vaccinazione: anzi, scatenano l’effetto opposto, portando molti cittadini a diffidare di un’informazione che appare a senso unico, tesa a convincerli senza garantirgli tutti gli strumenti di comprensione e valutazioni per prendere decisioni informate.
Bisognerebbe estendere il principio del consenso informato – che serve a rendere lecito un determinato atto sanitario, tutelando il diritto di esprimere la volontà del paziente e di ricevere informazioni chiare sulle alternative disponibili – anche all’informazione sanitaria. Quando si parla al pubblico, anche di fronte alla causa più nobile, bisogna saper rappresentare i diversi punti di vista e garantire a chi guarda tutte le possibilità conoscitive: altrimenti ci troviamo di fronte non a informazione e conoscenza ma a campagne promozionali a senso unico, a crociate unilaterali.
Noi del Codacons lo sappiamo bene. Già una volta, da questo punto di vista, abbiamo dovuto batterci per ottenere i dati della reazioni avverse ai vaccini pediatrici: e ora torniamo a domandare quello che chiedevamo allora, ma se il problema sono davvero le coperture vaccinali non è più facile convincere le persone dicendo la verità fino in fondo?