Dopo la tragedia di Acerra si è riaperto il dibattito intorno alla pericolosità per l’uomo, almeno potenziale, di alcune razze di cani. Argomento che, come spesso succede in Italia, riaffiora ogni lustro e poi risparisce, in attesa di tempi migliori.
Se le prime notizie infatti hanno direttamente coinvolto il cane – un pitbull, già in passato segnalato come aggressivo – nella dinamica che ha portato alla morte della bambina, ora alcuni elementi mettono in dubbio questa ricostruzione. Ma insomma, è prematuro parlarne: come sempre, saranno le indagini a fare chiarezza.
Quello che non si può accettare, comunque siano andate le cose, è che chi sia tra le fila di chi difende i diritti degli animali – e nessuno può insegnarci come si fa, visto che ogni anno presentiamo centinaia di violenze per denunce e maltrattamenti, con nomi e cognomi, nelle Procure di tutta Italia – chi se ne infischia dei diritti altrui, e infila la testa sotto la sabbia anche di fronte a un rischio evidente, e tutto per una qualche assurda fedeltà alla causa animalista.
Non è così: amare gli animali significa anche riconoscere che in certi casi, quando necessario, bisogna regolare l’accesso alla loro gestione. È indubbio che esistano razze di cani particolarmente potenti e potenzialmente pericolose per l’uomo – ad esempio pitbull e rottweiler, ma gli esempi sono tanti. Cani potenzialmente capaci, per le loro caratteristiche peculiari fisiche (potenza, robustezza, dentatura), di provocare ferite letali in caso di morsicatura. Qualcuno intende negare anche l’evidenza, ma questa assurda negazione sta costando vite umane: le aggressioni, ogni anno, sono 70.000. Con sfumature di gravità drammatiche: checché ne dica qualcuno, il morso di un volpino non produce certo l’effetto di quello di un dogo argentino.
L’eliminazione della lista delle 17 razze di cani a rischio (introdotta dall’ex Ministro Sirchia) ha rappresentato negli anni scorsi un errore, puro e semplice: in questo modo, è stato di fatto cancellato qualsiasi obbligo per i proprietari. Le conseguenze, sul fronte della sicurezza, le vediamo: a prescindere dalla tragedia di Acerra.
Si dovrebbe ripartire da qui: la lista andrebbe ripristinata con urgenza. Per questo, ora, non capiamo cosa si aspetti ancora: siamo pronti a denunciare lo Stato Italiano per non aver adottato il patentino obbligatorio per i proprietari di razze potenzialmente pericolose. Non ci sono scuse che tengano, è ora di muoversi per evitare nuove tragedie. Gli animalisti, quello veri, non potranno che sostenere un principio sacrosanto: non tutte le razze sono adatte a chiunque. A tutela delle persone, e anche dei cani stessi.