Un crimine eterno contro la natura e contro l’umanità


Non sono, e non sarò mai, un nemico degli americani. Ma devo confessarlo: se oggi – anniversario del bombardamento nucleare di Hiroshima da parte degli Stati Uniti – ripenso a chi allora guidava la democrazia a stelle e strisce, se ripenso a chi – per vincere la guerra e piegare il Giappone (ma serviva davvero, con la Germania già arresa e il Sol Levante solo contro tutti?) – ha deciso di seminare centinaia di migliaia di morti e ridurre in polvere due città popolate e vitali, allora provo un autentica rabbia nei confronti dei responsabili.

Certo, a questi argomenti bisogna pensare da soli. In generale, la nostra informazione fa infatti cenno a queste date con toni toccanti e lacrimosi, ma senza mai specificare chi ha fatto cosa o affrontare i molti dubbi sui reali scopi dell’operazione (impressionare l’Unione Sovietica? Evitare preziose perdite statunitensi in caso di invasione del Giappone?). Ne parlano come di una catastrofe naturale, un fatto senza responsabili e colpevoli, un Vajont d’Oriente: a un certo punto due città giapponesi si sono liquefatte, punto e fine.

Le cose, però, non stanno così. Si tratta di un anniversario che non posso dimenticare, anche se non ne sono stato certo protagonista o testimone. Credo che tutti i giovani, dalla culla ai venticinque anni, ovunque nel mondo, dovrebbero conoscere a memoria i fatti. E vedere le immagini strazianti dei corpi dilaniati da quelle – inumane, bestiali – esplosioni.

Fa strano pensarci proprio ora: ovunque si parla di guerre – guerre da cominciare o portare avanti, guerre da non perdere o da non concludere mai – e gli armaioli di tutto il mondo stanno vivendo un periodo di vacche grasse come non si vedeva da una vita. Mentre tutti riarmano e i tamburi di guerra hanno ripreso a battere incessantemente, ci si sente quasi fuori luogo a parlare di fatti così lontani come quelli di Hiroshima e Nagasaki. E invece no, è proprio ora che bisogna dirlo a voce alta: il bombardamento nucleare è stato un crimine, quasi un peccato contro la natura e contro l’umanità. Avrebbe meritato la più severa pena possibile, e invece non è stato neanche oggetto di un processo.

Niente colpevoli, niente punizioni. Ma la pena più severa, e duratura, è secondo me proprio il ricordo di quel crimine eterno: e a questo voglio ora contribuire, nel mio piccolo, denunciandolo una volta di più. Senza ambiguità, senza ipocrisie, senza dubbi.

 

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