Nei giorni scorsi, una terribile notizia ha scosso me e tutte le persone che hanno avuto a che fare con Giovanna Boda, dirigente di prima fascia e capo del Dipartimento per la programmazione e la gestione delle risorse umane, finanziarie e strumentali del Ministero dell’Istruzione nonché coreggente dell’Ufficio scolastico regionale calabrese. La Boda, infatti, sconvolta dai fatti degli ultimi giorni, sarebbe salita al secondo piano di un palazzetto a Prati, studio del suo avvocato di fiducia, e si è gettata dalla finestra. Una notizia terribile, quel lancio nel vuoto, che ne seguiva un’altra: le accuse, pesantissime, per corruzione. E le perquisizioni, i controlli che devono aver avuto un impatto tremendo sulla donna e la sua famiglia.
Ora: per fortuna, sembra che le cose dal punto di vista sanitario vadano meglio – e speriamo davvero che proseguano così – e io non intendo parlare del merito delle accuse giudiziarie. Di quelle si occuperà chi di dovere, al momento giusto. Ma una cosa ci tengo a dirla: se davvero c’è qualcosa che non quadra, in quelle accuse – come sostiene qualcuno, che la racconta “invidiata, invisa inconfessabilmente a molti” – bisogna fare chiarezza al più presto. Giovanna Boda è una persona buona, mite e correttissima. Basti ricordare che si è impegnata non solo nel mondo della scuola ma anche nella lotta alla mafia – tanto da organizzare, per commemorare la strage di Capaci, la «nave della legalità» per studenti provenienti da tutta Italia.
Insomma: Giovanna Boda è una persona perbene. Prima di dire il contrario, bisogna pensarci due volte.