Il petrolio cala, i listini no: e i soliti noti fanno cassa

benzina

Ogni volta che il prezzo del petrolio sale, i listini alla pompa accelerano come se fossero in pista. Ma quando il greggio scende? Improvvisamente i petrolieri diventano prudenti, riflessivi, quasi filosofici. È uno schema che conosciamo fin troppo bene: i rialzi arrivano in tempo reale, i ribassi a tempo di lumaca. E no, non basta più sentire la solita pappardella (“non dipende solo dal petrolio”, “le cose sono complicate” e blablabla): che ci siano i margini di raffinazione, la logistica e tutto il resto lo sappiamo anche noi. Ma nessuna formula matematica giustifica questo meccanismo perverso che sembra funzionare solo in una direzione: verso l’alto.

Il risultato? Un salasso continuo per chiunque abbia una macchina, un furgone o un camion, per chi debba muoversi per lavoro o abbia solo la sfortuna di dover fare la spesa. Perché se i carburanti aumentano, aumenta tutto: il trasporto, i costi industriali, i prezzi finali. È una tassa occulta, travestita da andamento del mercato. E noi dovremmo stare a guardare? No, grazie.

Abbiamo tollerato abbastanza. Se nei prossimi giorni non assisteremo a una riduzione seria e strutturale dei prezzi alla pompa, siamo pronti a fare l’unica cosa che resta da fare: rivolgerci alla magistratura. Non si può più ignorare l’ombra dell’aggiotaggio, il reato che punisce chi altera il mercato per lucrare sulla pelle degli altri. E qui, sulla nostra pelle, qualcuno ci sta letteralmente costruendo il bilancio.

Non bastano più le riunioni istituzionali, le “commissioni di allerta rapida” che allertano a fatto compiuto e poi non sanno che pesci pigliare, le promesse e le scene mute. Vogliamo risposte. Vogliamo sapere chi si arricchisce mentre a noi resta solo l’amarezza di chi è stato, ancora, raggirato. E uno scontrino da capogiro al distributore sotto casa!

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